“Avevo 12 anni quando mio padre mi ha dato in sposa. La famiglia del mio futuro marito è venuta a casa mia a chiedere la mia mano. Non sapevo quanti anni avesse, so solo che era più grande di me. Non ero felice di sposarmi a quell'età, però mi padre mi ha detto che non c'era nessuno che si prendesse cura di me da quando mia mamma non c’era più. Ero molto infelice. Piangevo. Non ero capace di abituarmi al matrimonio”. E’ la confessione di Tamrea, una ragazza etiope che adesso ha 17 anni. “Quando sono rimasta incinta – prosegue – mio marito mi ha lasciata. Ho partorito in casa e le doglie sono durate sei giorni. A volte ripensandoci mi sento triste però, anche se ho sofferto molto, quando guardo la mia piccola ritrovo la felicità”.
Come lei, sono milioni le bambine obbligate a sposarsi, spesso con uomini più grandi di loro. Un fenomeno che, secondo i dati diffusi dall'Unicef, riguarda oltre 700 milioni di ragazze minori di 18 anni. Più di un terzo al momento delle nozze non ha neppure 15 anni. Matrimoni che segnano la fine precoce dell’infanzia e l’inizio di una nuova vita segnata da violenze, fisiche e sessuali, abusi e sfruttamento. “Quando sento qualcuna che si vuole sposare, – continua Tamrea – cerco di darle dei consigli. Non voglio che nessun’altra passi per quello che vissuto io. Se una bambina va a scuola può avere una vita migliore. Le mie amiche ci vanno e io mi sento molto male per non poter fare altrettanto”.
Una sposa bambina ogni due secondi
In occasione della Giornata mondiale delle bambine, Terre des Hommes (Tdh) ha diffuso il dossier InDifesa in cui denuncia, tra le forme di sfruttamento infantile, anche la piaga del fenomeno dei matrimoni precoci. Nel rapporto emerge che ogni anno sono 15 milioni le ragazze costrette ad avere rapporti sessuali per cui non sono pronte, con uomini più anziani di loro, esponendole così al rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. Isolate, spesso tagliate fuori da famiglia e amicizie, senza poter andare a scuola, molte spose bambine rimangono incinte immediatamente o poco dopo le nozze. Non solo, le gravidanze precoci provocano ogni anno 70.000 morti fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni e costituiscono una quota rilevante della mortalità materna complessiva. E, come spesso accade, il fenomeno riguarda soprattutto le più povere. In India, l’età media del matrimonio delle ragazze appartenenti alla fascia più ricca della popolazione è di poco inferiore ai 20 anni, ma scende a 15 per quelle più povere.
Trasformate in mogli, private del loro diritto all'istruzione
Nonostante sia considerato una violazione dei diritti umani e sia illegale secondo il diritto internazionale, il matrimonio precoce è una realtà in 93 Paesi al mondo. Sono soprattutto i Paesi dell’Asia meridionale e dell’Africa sub-sahariana quelli in cui è maggiormente diffuso il fenomeno delle spose bambine.
Il Niger, ad esempio, ha il più alto tasso di matrimoni infantili al mondo: 3 su 4 al momento del “sì” sono minorenni. Oppure in Bangladesh, dove nelle zone rurali il 71% delle ragazze si sposa prima di compiere 18 anni. “Il governo ha fatto alcuni annunci importanti – ha spiegato Heather Barr, ricercatrice di Human Rights Watch – ma la proposta di abbassare l’età legale per il matrimonio dai 18 ai 16 anni manda il messaggio opposto. Il governo deve agire al più presto, prima che un’altra generazione di donne venga persa”. Nel Paese asiatico, oltre alle convinzioni culturali e religiose profondamente radicate, la povertà e il desiderio dei genitori di assicurare la sicurezza economica e sociale per le loro figlie sono le principali ragioni dei matrimoni precoci. Ma non solo, in Bangladesh anche i disastri naturali contribuiscono al fenomeno delle spose bambine. Come nel caso di Sultana, spinta dal padre a sposarsi a 14 anni dopo che un fiume aveva spazzato via la sua casa nel Distretto di Noakhali.
Guerre e crisi cause di matrimoni precoci
Nei Paesi che si trovano ad affrontare crisi umanitarie – come la Siria, lo Yemen, la Repubblica Centrafricana o il Myanmar – il matrimonio infantile è in aumento. Sono numerose le storie di bambine siriane date in sposa a uomini più grandi di loro nei campi per rifugiati in Giordania o Turchia. "Non volevo sposarmi. Volevo finire i miei studi e diventare un medico”, l’esperienza di Maha, una bambina di 13 anni del campo profughi giordano di Zaatari. “Ma i miei genitori mi hanno costretta. Mio padre era preoccupato che potessi subire molestie sessuali nel campo”. “Mi sono sposata all'età di 13 anni. Non ho mai avuto davvero la possibilità di conoscere mio marito fino a quando la sua famiglia non mi ha chiesto di sposarlo”, racconta la siriana Hania. “La prima volta ho rifiutato perché volevo finire la scuola ma poi mia madre mi ha obbligata – prosegue – siamo stati fidanzati solo dieci giorni. Mio marito è ritornato in Siria subito dopo il matrimonio e mi ha lasciata sola. Non mi sentivo sua moglie e anche per lui non significavo niente. Mi ha detto che non avevo nessun diritto di sapere dov'era né cosa stesse facendo”, conclude la ragazza.
Le azioni contro il fenomeno delle spose bambine
Se non si invertirà la tendenza – avverte Unicef – il numero delle bambine e ragazze che si sposano ogni anno prima di aver compiuto i 18 anni di età arriverà a 16,5 milioni nel 2030 e 18 milioni nel 2050. L’Africa è il continente in cui si prospetta lo scenario peggiore: da un lato l’alta incidenza dei matrimoni precoci in molti Paesi, dall'altro il rapido tasso di crescita della popolazione portano a ipotizzare che il numero delle spose bambine nel continente potrebbe raddoppiare entro il 2050. Nel 2015, il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha approvato all'unanimità una risoluzione storica che riconosce il matrimonio precoce come una violazione dei diritti umani “che impedisce ai singoli di vivere le proprie vite, liberi da ogni forma di violenza”. Il documento, inoltre, dichiara che i matrimoni precoci rappresentano “una barriera allo sviluppo sostenibile” dal momento che “perpetuano il ciclo della povertà”. Gli sforzi delle agenzie delle Nazioni Unite e di tante Ong sono riuscite a ridurre il numero di spose bambine in alcuni Paesi. Piccoli progressi, indispensabili però per garantire il rispetto dei diritti umani di milioni di donne e ragazze nel mondo.