Suore uccise in Burundi, i dubbi della Superiora: “Non crediamo alla polizia”
Due giorni fa, a poche ore dall’omicidio di tre missionarie italiane, la polizia in Burundi ha arrestato un uomo – si tratta del 33enne Christian Claude Butoyi – che avrebbe confessato il terribile delitto. Un uomo che, sempre secondo la polizia, avrebbe agito da solo: avrebbe ucciso, senza alcun complice, le tre suore saveriane Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian nel loro convento a Kamenge. Ma questa ricostruzione della polizia non ha convinto i missionari in Burundi. A spiegare perché è stata suor Delia Guadagnini, ex Superiora regionale delle Missionarie Saveriane per la Repubblica Democratica del Congo e il Burundi, che conosceva bene le tre suore uccise. “Non crediamo a questa pista – ha spiegato la suora -. L'arresto di questa persona è un pretesto per deviare le indagini sull'uccisione delle nostre sorelle”.
I dubbi delle missionarie: secondo loro l’assassino non ha agito da solo
“Non pensiamo – ha detto ancora la Superiora all’Agenzia Fides – che questo orribile crimine sia stato commesso da una sola persona. L'impressione è che sia stata più di una persona e che, è orribile dirlo, conoscesse il mestiere, oltre a conoscere molto bene la nostra casa. Il Signore saprà giudicare. Noi comunque andremo avanti con la nostra missione”. Secondo quanto affermato dalla polizia del Burundi, certa di aver chiuso il caso delle tre suore uccise con l'arresto a Kamenge di Christian Claude Butoyi – l’uomo avrebbe ammesso i fatti senza difficoltà spiegando di aver violentato le tre suore e poi di averle uccise perché “si tratta di stranieri che occupano la (mia) proprietà”. Al momento del fermo l'uomo era in possesso delle chiavi del convento e del cellulare di una delle suore uccise. Per quanto riguarda il particolare dello stupro, fonti della missione saveriana lo avevano smentito. Secondo loro non ci sarebbe stata violenza sessuale.