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Sulle orme di Napoleone 

Piace ai socialisti, piace alla destra, piace ai gollisti e anche un po’ ai lepenisti, Emmanuel Macron è il nuovo Napoleone di Francia.
A cura di Augusto Rubei
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Nemmeno lui, come monsieur Flamby, alias Francois Hollande, è mai stata la prima scelta. Emmanuel Macron ha sì stravinto le ultime presidenziali francesi, ma non per merito suo. In fondo chi avrebbe mai pensato che un movimento come En Marche!, nato qualche mese prima del voto elettorale, avrebbe sbancato le urne più discusse e dibattute degli ultimi 20 anni. Il rischio che la Le Pen salisse all'Eliseo era piuttosto alto e il sentimento patriottico/nazionalista continua ad essere forte nel Paese. Sono ancora in molti (almeno il 33,94% dei francesi che al ballottaggio ha votato Marine) a ritenere lo sciovinismo e la negazione dei valori e dei diritti degli altri popoli un baluardo per la conservazione della propria identità. Culturale e politica.

Umori scostanti, che Macron ha dovuto – e fino a questo momento ha saputo – tenere assieme. Gli appelli all'europeismo, il rafforzamento dell'asse con Berlino, i richiami alla solidarietà e alla condivisione quali principi cardine dell'Ue. In teoria. Perché la pratica ci descrive invece un altro presidente sulle orme di Napoleone. Viva l'europeismo, però fino a Ventimiglia, dove la gendarmeria francese respinge ogni giorno decine e decine di migranti dublinati in Italia. Segue le regole, dicono da Bruxelles, ma i dubbi restano, specie se informalmente le nostre autorità di polizia parlano di rimpatri forzati di minori. E' un dato, che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo non può ignorare. Macron se ne frega, tira dritto e ribadisce il principio dei Trattati di Chambéry (1997, governo Prodi). Francesi in festa.

Capitolo due: la cancelliera. Angela Merkel ha il timone in mano, non c'è dubbio, ma all'ultimo G7 di Taormina non ha nascosto la sua profonda antipatia verso Donald Trump. E, odioso o meno, il tyccon è pur sempre il presidente della prima potenza mondiale. Macron ha mostrato affinità maggiori. I due si sono trovati fin da subito: entrambi figli dei soldi, entrambi prodotti del mercato. A Parigi se la sono spassata, tanto che Macron, nel giorno delle celebrazioni del 14 luglio, ha provato a stupire Il Presidente invitando la banda militare francese a suonare un medley delle canzoni dei Daft Punk. C'è riuscito? Non proprio, ma poco importa. Quel che importa è il rapporto tra i due, un'intesa che tiene Berlino fuori dai giochi.

Per Macron sarà sufficiente la sponda di Washington? Per ora lo è. Basta analizzare lo scenario libico. A Parigi il capo dell'Eliseo ha mediato un incontro tra Serraj e il generale Haftar per un cessate il fuoco. E l'indomani Serraj (colui che l'Occidente ha scelto come proprio interlocutore) ha inviato una lettera a Gentiloni per chiedergli un supporto militare contro i trafficanti. Il supporto consisterebbe nell'invio da parte dell'Italia di unità navali in acque libiche e in queste ore – riferiscono fonti qualificate della Marina Militare – i nostri già avrebbero cominciato ad armare le navi. Ma non è questo il punto. Il punto è che è stato ancora una volta Macron a tracciare la road map in Libia, ignorando l'Italia così come sta facendo a Ventimiglia. Un approccio unilaterale che tradisce gli sforzi (pochi) compiuti in questi anni dall'Ue per stabilizzare la regione e che, per la prima volta, danno a Parigi il volto del mazziere.

Macron uomo forte, dopo il "Marshmallow" (credit Laurent Fabius) e dopo "Le pingouin" (credit Jean-Luc Mélenchon) che hanno travolto l'immagine di Hollande, piace. Piace ai socialisti, piace alla destra, piace ai gollisti e anche un po' ai lepenisti. L'ultimo colpo lo ha messo a segno con la decisione di nazionalizzare i cantieri navali Stx. Tutto questo a poche ore dalla scadenza per lo Stato (sabato) per esercitare il diritto di prelazione sull'azienda (attualmente partecipata dal pubblico francese a un terzo del capitale) e la cui maggioranza era stata assegnata all'asta a Fincantieri. Un altro schiaffo in faccia all'Italia. O, se preferite, un altro colpo di baionetta.

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