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Sudan, Usa e Ue preparano evacuazione dei loro cittadini: tra loro 250 italiani. Ucciso operatore Onu

Nonostante la tregua di 3 giorni annunciata da esercito e paramilitari in occasione della festa per la fine del Ramadan, resta alta la tensione in Sudan, con Usa e Ue pronti a evacuare i propri cittadini “appena ci saranno le condizioni di sicurezza”. Oltre 600 le vittime dall’inizio degli scontri: morto oggi operatore umanitario dell’Onu.
A cura di Ida Artiaco
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Resta alta la tensione in Sudan, dove sono continuati gli scontri tra l'esercito, fedele al generale Abdel Fattah al-Burhan, capo del Sovrano Consiglio di governo di transizione del Paese, e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF), guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, vice capo del Consiglio.

Tuttavia, esercito e forze paramilitari hanno accettato una tregua di 72 ore per la festa Eid al-Fitr, che segna la fine del mese sacro di Ramadan, a partire da oggi. Ma Stati Uniti ed Unione Europea sono "pronti a far evacuare" i propri cittadini in qualsiasi momento, appena la situazione della sicurezza lo consentirà.

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Tra di loro ci sarebbero anche 250 italiani come riporta Il Corriere della Sera, per lo più cooperanti e personale dell'ambasciata con le famiglie al seguito, a cui comunque è stato consigliato di restare in casa e di uscire il meno possibile.

Tuttavia, come ha spiegato oggi un alto funzionario europeo, "al momento, la valutazione di coloro che operano sul campo, tra cui l'ambasciata Ue, è che non ci sono le condizioni di sicurezza per procedere con un'operazione di questo tipo. Seguiremo da vicino la situazione aspettando il momento in cui si possa fare. Nella storia del Sudan i conflitti sono sempre stati nel Sud Sudan e nelle province a Est. Questa è la prima volta che l’instabilità è nella capitale, e ciò è molto preoccupante".

Intanto, stando a quanto riferito oggi dall'Oms, sono oltre 400 le persone rimaste uccise negli scontri in corso da sabato a Khartoum e in altre zone del Sudan tra l'esercito e le forze paramilitari, mentre sarebbero "oltre 600" le vittime secondo l'ultimo aggiornamento fornito dal ministero della Salute di Khartoum.

Tra di loro, oggi ha perso la vita un operatore umanitario dell'Onu: l'uomo stava viaggiando su una vettura a sud di El Obeid, capoluogo del Kordofan settentrionale, quando è rimasto coinvolto in uno scontro a fuoco incrociato tra le due parti in guerra nel Paese, secondo quanto ha comunicato il direttore generale dell'Oim, Antonio Vittorino.

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"Sono profondamente addolorato per la morte del nostro collega operatore comunitario – ha detto – e mi unisco al lutto della moglie e del figlio neonato e del nostro team in Sudan. La sicurezza di tutto il personale dell'Oim è la mia priorità".

Anche un cittadino americano è rimasto ucciso negli scontri in Sudan. Lo ha annunciato il dipartimento di Stato Usa precisando di essere in contatto con la famiglia. Al momento non si hanno altre informazioni se non che l'uomo non lavorava per l'ambasciata degli Stati Uniti a Khartum. "Continuiamo a rimanere in stretto contatto con la nostra sede diplomatica e il nostro personale".

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