Sudan, tregua fino all’11 maggio. Allarme delle Nazioni Unite: “Si rischiano oltre 800mila sfollati”
C'è il rischio che oltre 800mila civili vengano sfollati in Sudan a causa dei combattimenti in corso dallo scorso 15 aprile tra l'esercito regolare e il gruppo paramilitare delle Forze di supporto rapido (Rsf). L'allarme arriva dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi, secondo cui "insieme ai governi e ai partner" ci si sta preparando "alla possibilità che oltre 800mila persone possano fuggire dai combattimenti in Sudan verso i Paesi vicini".
Finora gli scontri tra soldati lealisti e milizie armate hanno causato almeno 334.000 sfollati interni, ma il rischio che il numero dei profughi possa superare le 800mila persone è concreto. Attualmente, più di 100mila sono fuggite nei Paesi vicini, tra cui Egitto, Ciad, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana ed Etiopia.
Grandi su Twitter ha spiegato che "sperare che non si arrivi a questo, ma se la violenza non si ferma vedremo sempre più persone costrette a fuggire dal Sudan in cerca di un luogo sicuro". Già decine di migliaia di persone sono fuggite verso l'Egitto, il Ciad, il Sudan del Sud e la Repubblica centroafricana.
La portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Olga Sarrado Mur, ha detto che finora è stato calcolato che "più di 100mila rifugiati sono fuggiti dal Sudan verso Paesi vicini, tra cui sudanesi, sudsudanesi che rientrato nel loro Paese prima del previsto e altri rifugiati che erano in Sudan". E i possibili 800mila rifugiati causa combattimenti sono "una proiezione usata per una pianificazione finanziaria e operativa".
In Ciad sono finora stati registrati e identificati oltre 21mila rifugiati, mentre nella Repubblica Centroafricana sono circa seimila quelli che hanno varcato la frontiera. "In Etiopia la maggior parte di coloro che sono arrivate sono persone di Paesi terzi insieme ad alcuni rifugiati", ha reso noto Sarrado Mur, mentre in Egitto si prevede che si arriverà a 40mila sudanesi e 2.300 stranieri.
Intanto il capo dell'esercito sudanese Abdel Fattah al Buran e il leader paramilitare delle Forze rapide di supporto (Rsf) Mohamed Hamdan "Hemeti" Dagalo hanno concordato una tregua di sette giorni dal 4 all'11 maggio. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri del Sud Sudan, Paese che ha ospitato i colloqui preliminari fra le parti in conflitto a Khartum. Nell'ambito della tregua le parti in conflitto in Sudan hanno inoltre concordato di "nominare i loro rappresentanti per i negoziati di pace da svolgersi in un luogo di loro scelta".