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Sudan, in bilico tregua di 72 ore, paramilitari delle Rsf: “Cessate il fuoco violato dall’esercito”

La tregua di 72 ore annunciata in Sudan sarebbe stata violata dall’esercito secondo il gruppo paramilitare delle Rsf. Oms: “Laboratorio centrale occupato, la situazione è estremamente pericolosa”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il segretario di Stato Usa Antony Blinken aveva annunciato un cessate il fuoco di 3 giorni in Sudan. A partire dalla mezzanotte del 24 aprile, la tregua (della durata di 72 ore secondo accordi) avrebbe dovuto permettere alle persone di lasciare il Paese. Secondo il gruppo paramilitare delle Rapid Support Forces sudanesi (Rsf), il cessate il fuoco sarebbe però stato violato dall'esercito. Dopo ore di tensione, la situazione sembrava essersi sbloccata quando i generali avevano concordato lo stop agli scontri.

L'annuncio delle Rsf non è stato confermato da fonti indipendenti, ma la situazione resta tesa. L'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha fatto sapere che i combattenti hanno occupato un laboratorio pubblico centrale nel quale si trovano campioni di malattie quali polio e morbillo. "La situazione – ha ribadito Nima Saeed Abid, rappresentante dell'Oms in Sudan – è estremamente pericolosa, c'è un enorme rischio biologico associato all'occupazione del laboratorio centrale di sanità pubblica".

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Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, fino a 270mila persone potrebbero fuggire verso il Ciad e il Sud Sudan. Finora, in Ciad sarebbero arrivati circa 20mila rifugiati. "Ci aspettiamo l'arrivo di almeno 100.000 persone nel peggiore dei casi" ha fatto sapere Laura lo Castro, rappresentante dell'Unhcr nel Paese. In Sud Sudan, secondo Marie-Hélène Verney, lo scenario più probabile è quello di 125mila rifugiati. 

Dopo giorni di combattimenti, mancano cibo, acqua, medicinali e carburante, soprattutto a Khartoum e nelle aree circostanti secondo l'ufficio umanitario delle Nazioni Unite Ocha. Si sta assistendo a un'impennata dei prezzi di generi di prima necessità e inizia a scarseggiare anche il denaro contante. Nella situazione di caos, sono iniziate le evacuazioni dei cittadini stranieri. Il Giappone ha fatto rientrare 45 persone e ha chiuso la sua ambasciata in via temporanea. Anche la Gran Bretagna ha reso noto di aver avviato le procedure per l'evacuazione dei suoi cittadini con voli militari in partenza da un aeroporto fuori Khartoum. Potranno partire "coloro che hanno il passaporto britannico" e sarà data priorità ai gruppi familiari con bambini e anziani o a persone con problemi di salute.

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Nella serata del 24 aprile sono rientrati anche gli italiani. Decine di persone sono arrivate allo scalo di Ciampino: in totale 96 connazionali che hanno viaggiato con gli aerei dell'aeronautica militare. Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, l'ambasciata chiusa in via temporanea sarà spostata in Etiopia o in Egitto.

Sono rimasti invece alcuni volontari di Emergency e una decina di missionari, comprese alcune suore. Il ministro degli Esteri italiano ha fatto sapere che i cittadini rimasti saranno comunque seguiti.

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