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Sudan, il carabiniere che ha evacuato gli italiani: “Esplosioni in strada, con noi anche bambini”

Il carabiniere Sergio Morrone, in servizio presso l’Ambasciata italiana in Sudan, ha raccontato a Fanpage.it le operazioni per l’evacuazione e il rientro in Italia. “A Khartoum esplosioni in strada, abbiamo avuto paura. Evacuati anche alcuni bambini”
Intervista a Sergio Morrone
carabiniere del ministero Affari Esteri in servizio nell'Ambasciata italiana in Sudan
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il carabiniere della sezione Affari Esteri Sergio Morrone
Il carabiniere della sezione Affari Esteri Sergio Morrone

È atterrato ormai due giorni fa in Italia Sergio Morrone, carabiniere del ministero Affari Esteri che per quasi due anni ha prestato servizio in Sudan nell'ambito dell'ambasciata italiana. Fino a qualche giorno fa, non avrebbe mai immaginato di dover tornare nel nostro Paese a causa dell'escalation del conflitto tra l'esercito e le forze paramilitari Rsf. "Il Sudan la situazione è sempre stata precaria – ha raccontato a Fanpage.it – ma non abbiamo mai avuto la sensazione di dover preparare un ritorno in patria. Fino alla giornata di sabato, abbiamo creduto che le cose si sarebbero sistemate, ma così non è stato".

Quand'è che avete iniziato ad avere paura?

Diciamo che le cose sono peggiorate nella mattinata di sabato, quando è iniziato il conflitto a fuoco. Abbiamo iniziato a sentire gli spari fino all'esplosione di colpi di mortaio. Inizialmente non abbiamo pensato che il tutto sarebbe sfociato in un'evacuazione per l'Italia, anche perché la situazione è sempre stata precaria in Sudan e abbiamo già visto due colpi di Stato. Quando però abbiamo visto le milizie nazionali e paramilitari schierarsi una contro l'altra, abbiamo capito che la situazione sarebbe diventata seria.

Poi avete capito che presto avreste dovuto lasciare Khartoum e l'ambasciata.

Esatto. Io dovevo recuperare l'auto dell'ambasciatore italiano, un'auto blindata situata all'interno della sede. Ho lasciato casa per raggiungere l'Ambasciata con la mia macchina e sulla strada sono stato fermato più volte dai miliziani delle Rsf. Mi sono identificato e per fortuna mi hanno lasciato passare senza problemi. Quando sono entrato nella sede diplomatica, gli scontri a fuoco sono aumentati in maniera esponenziale, tanto da costringermi a restare 3 giorni all'interno dell'ambasciata.

L'ha poi lasciata con l'annuncio della tregua di 72 ore?

Esatto, sono uscito con l'auto dell'ambasciatore e l'ho portata nella residenza. Qui abbiamo cercato di capire in fretta cosa fare e come recuperare i connazionali per l'evacuazione. Abbiamo fatto un giro di telefonate per stilare una lista e siamo andati a prendere le persone che ci hanno chiesto aiuto.

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Quante persone ha portato via?

Io ho recuperato 8 connazionali. Tutti sono stati prelevati davanti alle loro abitazioni e sono stati portati all'Ambasciata per poi dirigerci tutti insieme verso l'aeroporto militare di Khartoum. L'unico rimasto, perché quello civile è ormai distrutto.

C'erano anche minori tra le persone che ha recuperato?

Certo, vi erano anche bambini. Erano spaventati da quanto stava accadendo, anche se i genitori avevano già cercato di tranquillizzarli. Quando si sono resi conto che erano in corso delle operazioni per lasciare il Paese, hanno iniziato a rilassarsi. Io cercavo di minimizzare, di scherzare con loro e di farli giocare. Vederli sorridere rasserenava anche me.

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È riuscito a tenersi in contatto con la sua famiglia in Italia?

Cercavo di non allarmare troppo i miei familiari, tendevo a smorzare i toni e a dire che tutto stava andando bene. Loro sentivano le notizie dal Tg come molti italiani, ma io cercavo di essere rassicurante. Non descrivevo mai nel dettaglio cosa stava accadendo o quanto stavo facendo. Lo stesso atteggiamento che ho mantenuto anche con i connazionali che abbiamo recuperato.

C'è stato un momento in cui ha avuto paura che la tregua potesse saltare?

Ho avuto paura mentre facevo salire in macchina le persone che abbiamo recuperato. Ho temuto che potessimo trovarci nel mezzo di un conflitto armato da un momento all'altro e che la tregua potesse essere violata. Per fortuna siamo riusciti a condurre tutti all'aeroporto militare senza intoppi, ma la situazione è davvero preoccupante. C'è una vera e propria guerra in strada, fatta di esplosioni, bombardamenti e perfino di lanci di razzi da parte dei Caccia.

Cosa farà adesso con i suoi colleghi?

Io lavoro con la sezione Carabinieri del ministero Affari Esteri, per il momento prenderò servizio in Italia in attesa di capire cosa accadrà in futuro.

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