Stuprava e uccideva donne vestite di rosso, pena di morte per “Jack lo Squartatore cinese”
Tra il 1988 e il 2002 Gao Chengyong, un uomo cinese di cinquantaquattro anni conosciuto come “Jack lo Squartatore cinese”, ha stuprato e ucciso almeno undici donne e minori. E oggi il serial killer è stato condannato a morte dal tribunale di Baiyin, in Mongolia interna. La notizia è stata diffusa dall’agenzia di stampa cinese China News Service. La sentenza della Corte intermedia del popolo di Baiyin condanna Gao anche per furto, stupro e mutilazione dei cadaveri. La prima vittima di Gao Chengyong aveva ventitré anni e fu uccisa in casa con oltre venti coltellate dopo essere stata stuprata, la più piccola aveva appena otto anni. L’uomo, dopo le violenze sessuali e gli omicidi, infieriva sui cadaveri in alcuni casi tagliandone le mani, le orecchie e le parti intime.
Il serial killer arrestato nel 2016 ha confessato i delitti – “Jack lo Squartatore cinese”, che è anche padre di due figli e sembrava avere una vita tranquilla, è stato arrestato quasi per caso nel suo negozio di alimentari nell’agosto di due anni fa, dopo ventotto anni di ricerche dal primo omicidio e quando forse avevano perso le speranze di individuarlo. L’arresto è avvenuto dopo che un parente del killer era stato fermato per reati non collegati: l’analisi del Dna dell’uomo evidenziò un legame con la serie di omicidi e l’ulteriore indagine portò proprio a Gao. Al processo la scorsa estate il serial killer aveva confessato di avere ucciso dieci donne e una bambina di otto anni. I reati sono avvenuti in due città: Baiyin, nella provincia nord-occidentale del Gansu, e Baotou, centro minerario della Mongolia Interna. I detective cinesi hanno scoperto, nel corso delle indagini, che il serial killer prendeva di mira le donne vestite di rosso: “Ci troviamo di fronte a un pervertito sessuale che odia le donne, un maniaco che cela le proprie emozioni, un asociale, ma paziente, capace di programmare le azioni”, disse riguardo il caso uno psichiatra del Dipartimento criminale.