Studenti nigeriani vanno a giocare a ping-pong in Croazia e finiscono deportati in un campo profughi
Abia Uchenna Alexandro e Eboh Kenneth Chinedu, due studenti nigeriani di 18 anni, stanno vivendo un autentico incubo. Da due settimane si trovano nel campo di accoglienza di Velika Kladuša, in Bosnia Erzegovina, dopo essere stati arrestati e deportati dalla polizia croata. Arrivati in Croazia con regolare visto, i due giovani sono membri della squadra di ping-pong dell'università nigeriana di Owerri. Oltre a Alexandro e Chinedu, fanno parte del team altri due studenti e un professore, invitati a partecipare alla quinta edizione dei campionati mondiali interuniversitari tenuti a Pola dal 13 al 17 novembre. Finita la loro partecipazione al torneo, i due 18enni decidono di visitare Zagabria prima di imbarcarsi sull'aereo che il 18 novembre li porterà, con uno scalo ad Istanbul, a Lagos, in Nigeria.
Nella capitale croata, però, inizia la loro brutta avventura. “Mentre scendevamo da un tram ci hanno fermati dei poliziotti. Ci hanno portati alla stazione di polizia. Abbiamo provato a spiegare loro chi siamo e che i documenti e il visto li avevamo all'ostello. Ma non hanno ascoltato ciò che dicevamo”, ha dichiarato Chinedu a Žurnal, giornale bosniaco che per primo ha raccolto la loro testimonianza. Quella notte stessa, i due ragazzi vengono messi su un furgone assieme ad altre persone. “Non sapevamo che ore fossero, era buio… dalla stazione di polizia ci hanno caricati su un furgone e ci hanno portati in un luogo sconosciuto. Due poliziotti ci hanno detto che saremmo andati in Bosnia. Io non sono mai stato in Bosnia. Sono arrivato a Zagabria in aereo, gli ho detto, e non so nulla della Bosnia. (…) Dopo un po’ il furgone si è fermato e ci hanno buttati fuori. Io non volevo andare nel bosco – ha aggiunto Chinedu – ma il poliziotto ha minacciato di spararmi se non mi fossi mosso”.
I due ragazzi non capiscono ciò che gli sta succedendo, sono spaventati. Saranno altri giovani, deportati assieme a loro. ad aiutarli ad attraversare il bosco e arrivare a Velika Kladuša, in Bosnia Erzegovina, dove si trova il campo di accoglienza gestito dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom). Alexandro e Chinedu denunciano l’accaduto e il loro caso, dalle pagine dei media bosniaci, comincia a rimbalzare anche sulla stampa della vicina Croazia.
L’identità dei due studenti nigeriani è stata ampiamente verificata con diverse fonti. Alberto Tanghetti, del comitato organizzatore del campionato, ha assicurato che i ragazzi che si trovano nel campo profughi sono Abia Uchenna Alexandro ed Eboh Kenneth Chinedu. “I due studenti hanno partecipato alla competizione, avevano un visto croato, biglietti aerei di ritorno da Zagabria a Istanbul e da Istanbul a Lagos”. Tanghetti, inoltre, ha aggiunto che, essendo i due ragazzi maggiorenni, l’ente non aveva l’obbligo di tenerli in custodia fino all'imbarco. Anche Dean Sinkovic, della facoltà di Economia e Turismo dell'ateneo di Pola, ha confermato ad Al Jazeera che gli studenti stavano partecipando al torneo di ping-pong e che avevano visto e una lettera di invito dell'università.
L’espulsione dei due studenti nigeriani diventa un caso politico in Croazia
L'espulsione di Alexandro e Chinedu è diventata un caso politico in Croazia. Il presidente del comitato per gli affari interni e la sicurezza nazionale del parlamento croato, Ranko Ostojic, del partito socialdemocratico all'opposizione, ha richiesto un rapporto al ministero dell'interno in merito alla deportazione dei due studenti nigeriani. “Questa notizia sembra confermare ciò che abbiamo sempre detto, ossia che (i migranti) siano dissuasi e respinti nell'entroterra più remoto – ha detto il politico – e le persone che partecipano a competizioni sportive rischino di essere messe su un furgone e portate in Bosnia Erzegovina”. Ostojic, inoltre, ha usato parole dure contro l’Unione europea, colpevole a suo dire di “chiudere gli occhi” davanti alla questione migratoria. “Se verrà confermata la notizia, è una grande vergogna”, ha dichiarato Ines Strelja, deputata del partito Ponte delle Liste Indipendenti. Anche il sindaco di Pola, Boris Miletic, è intervenuto sulla vicenda dell’espulsione dei due ragazzi. “Nel 21° secolo, in un Paese europeo, i pregiudizi della polizia croata nei confronti delle persone sulla base del colore della pelle sono vergognose e da condannare”.
Il ministero dell’interno smentisce le accuse di discriminazione
Da parte sua, il ministro dell’interno croato, Davor Bozinovic, nega con forza il racconto di Alexandro e Chinedu. “Le dichiarazioni secondo cui la polizia croata discrimina le persone in base al colore della loro pelle sono inaccettabili”, ha affermato il portavoce di Bozinovic, offrendo una ricostruzione dei fatti diversa rispetto a quella dei due giovani nigeriani. “I due studenti citati dai media bosniaci – secondo la versione del ministero dell’interno – dopo aver partecipato al torneo a Pola, sono andati a Zagabria un giorno prima del resto del gruppo. Il 16 novembre si sono registrati all’ostello, dal quale il 18 novembre dopo aver pagato il soggiorno e aver preso documenti e il resto delle proprie cose si sono allontanati verso un luogo ignoto”. La polizia, inoltre, non ha registrato la loro uscita legale dal Paese e nessun poliziotto coinvolto nel controllo delle migrazioni illegali ha avuto a che fare con persone con quel nome e cognome. Infine, si precisa che i cittadini nigeriani venuti per il torneo erano cinque e che mentre due sono regolarmente ripartiti in aereo, uno è stato fermato al confine con la Slovenia dove è stato rimandato indietro avendo visto solo per la Croazia. Nei prossimi giorni verranno chiariti gli aspetti poco chiari di questa vicenda. Tuttavia, non c'è alcun dubbio che due ragazzi di 18 anni, partiti con regolare visto dalla Nigeria per partecipare ad una competizione interuniversitaria in Croazia, si ritrovino in un campo profughi in Bosnia Erzegovina.