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Studentesse avvelenate in Iran, i manifestanti contro il governo: “Vuole uccidere le bambine”

I manifestanti contro il governo dopo gli avvelenamenti delle studentesse in Iran. “Il regime vuole uccidere le bambine, si vendica per le proteste di piazza”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Sono centinaia le bambine avvelenate in Iran nelle varie scuole del Paese. Alcune allieve della scuola elementare Yarjani di Teheran sono state portate in ospedale dopo essere rimaste intossicate per aver inalato del gas. Lo stesso è successo anche in una scuola femminile di Ardebil, nel nord ovest dell'Iran. Alcuni genitori e altri manifestanti si sono radunati davanti alla Yarjani accusando il governo di uccidere le bambine. La popolazione non crede quindi alla versione propinata dalle autorità che incolpano gruppi estremisti. Sui social, i manifestanti hanno denunciato attacchi ai manifestanti da parte della polizia.

Stando a quanto reso noto, da fine novembre oltre 600 studentesse sono finite in ospedale, tutte intossicate dopo aver inalato gas in classe. Anche ieri è stato riportato un caso nella scuola superiore Khayyam di Pardis, vicina a Teheran. Tre persone sono state arrestate in relazione ad alcuni di questi casi.

Molte delle studentesse rimaste intossicate in Iran hanno accusato problemi respiratori, nausea, vertigini e stanchezza. Solo una di loro, secondo quanto riportato sui social, sarebbe deceduta: si tratterebbe di Fatemeh Rezaei, allieva 11enne della scuola religiosa di Qom.

Dopo i primi attacchi, la linea governativa è cambiata: dopo le prime dichiarazioni su "notizie non confermate", il regime ha etichettato gli avvelenamenti come "azioni sovversive di gruppi estremisti". Nella giornata di domenica, poi, il viceministro della Salute ha affermato che "alcune persone vogliono la chiusura delle scuole femminili", precisando però poco dopo che le sue dichiarazioni erano state male interpretate.

Il primo avvelenamento si è verificato il 30 novembre, quando 18 studenti della scuola tecnica Nour di Qom sono stati portati in ospedale. Da allora, più di 10 scuole femminili sono state prese di mira nella provincia circostante. Secondo i manifestanti, si tratterebbe di una vendetta da parte del regime nei confronti delle donne per il ruolo avuto nelle proteste iniziate con la morte di Mahsa Amini, una forma di repressione per intimidire le persone che sono scese in piazza per protestare contro il governo negli scorsi mesi.

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