Strage in Yemen, almeno 68 migranti africani uccisi in un attacco aereo degli Stati Uniti

Almeno 68 persone sono morte in Yemen a seguito di un attacco aereo statunitense che ha colpito un centro di detenzione per migranti africani nella provincia di Saada, roccaforte degli Houthi. A riferirlo è stato il canale satellitare al-Masirah, vicino ai ribelli, che ha mostrato immagini di corpi senza vita e di feriti tra le macerie. Secondo i giornalisti locali, circa cento migranti erano trattenuti nella struttura al momento del raid. Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo e potrebbe salire sensibilmente nelle prossime ore.
Il Comando Centrale degli Stati Uniti, contattato dall’Associated Press, non ha ancora commentato l'episodio. Nella giornata precedente, lo stesso comando aveva difeso la propria politica di riservatezza sugli attacchi in corso, sottolineando la necessità di "preservare la sicurezza operativa". Tuttavia, le operazioni militari americane in Yemen sono finite sotto i riflettori negli Stati Uniti dopo le polemiche sull’uso dell’app di messaggistica Signal, da parte del Segretario alla Difesa Pete Hegseth, per condividere informazioni sensibili.
Gruppi di migranti africani, prevalentemente etiopi, continuano da anni ad attraversare il tormentato Yemen nella speranza di raggiungere l'Arabia Saudita e trovare lavoro. Gli Houthi sono stati ripetutamente accusati di trarre profitto da questo traffico, incassando presumibilmente decine di migliaia di dollari ogni settimana.
Il destino dei migranti intrappolati nel conflitto tra Arabia Saudita e ribelli Houthi è da tempo oggetto di attenzioni da parte di Ong e agenzie internazionali. Una lettera inviata nel 2022 dalle Nazioni Unite a Riyadh denunciava infatti gravi violazioni, accusando le forze di sicurezza saudite di aver ucciso circa 430 migranti attraverso bombardamenti transfrontalieri. L'Arabia Saudita ha negato ogni responsabilità.

L'attacco statunitense di questa mattina richiama alla memoria il bombardamento del 2022 da parte della coalizione guidata dai sauditi, che colpì un altro centro di detenzione di migranti a Saada, causando almeno 87 morti. Parallelamente, gli Houthi hanno denunciato anche altri raid statunitensi su Sana'a, che avrebbero provocato otto vittime. L'esercito americano ha confermato di aver compiuto oltre 800 attacchi aerei in Yemen nell’ambito dell’"Operazione Roughrider", mirata a indebolire le capacità missilistiche e di droni del movimento ribelle. "Abbiamo ucciso centinaia di combattenti Houthi e numerosi loro leader", si legge in una nota del Comando Centrale, che punta il dito contro Teheran, accusata di continuare a sostenere militarmente i ribelli.
Gli attacchi americani si inseriscono in una strategia più ampia volta a contrastare le minacce Houthi contro la navigazione nel Mar Rosso, rotta commerciale vitale per l'economia globale, e contro Israele. Gli Houthi rimangono infatti uno degli ultimi gruppi armati affiliati all'"Asse della Resistenza" iraniano capaci di colpire regolarmente obiettivi israeliani.