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Strage in Francia, confessa l’uomo che ha ucciso moglie e figli: “Le voci mi hanno detto di farlo”

L’autore della strage di Natale a a Meaux, 60 km da Parigi, ha detto che dopo i fatti “non sentiva nulla” e “si sentiva vuoto”. L’uomo era da tempo affetto da disturbi psichiatrici e in passato aveva già aggredito la moglie che si era rifiutata di denunciarlo.
A cura di Biagio Chiariello
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Noè Bafania-Efete, il 33enne sospettato della terribile strage familiare a Meaux, 60 km da Parigi, ha ammesso di aver ucciso la moglie e i quattro figli.

L'avrebbe fatto dopo aver "sentito delle voci" che gli dicevano di "fare del male", ha dichiarato oggi il pubblico ministero. L'uomo ha anche dichiarato di "non essere stato in grado di identificare una causa scatenante del suo gesto". Ha detto che, dopo i fatti, "non sentiva nulla" e "si sentiva vuoto".

Stando ai risultati delle autopsie effettuate ieri, la madre 35enne e le figlie di 10 e 7 anni sono state "vittime di una decina di coltellate ciascuna", "inferte con grande violenza", ha dichiarato il procuratore di Meaux Jean-Baptiste Bladier in un comunicato. Gli altri due figli più piccoli, un bambino di 4 anni e l'altro di appena 9 mesi "sono morti per asfissia in seguito ad annegamento", ha aggiunto. La "scena del crimine era di grandissima violenza", ha riferito Bladier.

Ora il pluriomicida dovrà presentarsi di fronte al giudice istruttore del tribunale di Meaux per essere formalmente incriminato per i cinque omicidi. L'accusa ha chiesto la sua custodia cautelare e le indagini continuano nell'ambito di un'inchiesta giudiziaria per "omicidio intenzionale di minori di 15 anni" e "omicidio intenzionale del coniuge".

Noè Bafania-Efete era da tempo affetto da disturbi psichiatrici e in passato aveva già aggredito la moglie: nel novembre 2019 l'aveva pugnalata alla scapola, quando mancava un mese e mezzo al parto. La donna ha però sempre rifiutato di sporgere denuncia così come l'aiuto di un'associazione che sostiene le vittime di violenza.

Un'indagine era stata comunque inaugurata e l'uomo era stato ricoverato in un reparto psichiatrico. Il procedimento era stato poi archiviato per il suo "cattivo stato mentale" che aveva minato il suo discernimento, secondo i dettagli resi noti dal pubblico ministero di Meaux.

Da parte sua il 33enne ha assicurato di aver seguito "abitualmente" il trattamento farmacologico al quale era sottoposto dal 2019, in ambito stragiudiziale, ma di non aver assunto i medicinali il 24 dicembre, il giorno prima del ritrovamento dei cadaveri.

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