Strage di Utøya, la Norvegia ferma il memoriale per le vittime: “Troppe proteste”
Il governo norvegese vuole abbandonare la costruzione del monumento alla memoria delle 77 persone uccise durante gli attacchi terroristici del 22 Luglio 2011. Quel giorno, l’allora trentaduenne Anders Breivik piazzò un’autobomba davanti agli uffici governativi a Oslo; poi si diresse all’isola di Utøya, dove era in corso un campus organizzato dalla sezione giovanile del partito laburista norvegese. Vestito con un’uniforme simile a quella della polizia aprì il fuoco uccidendo 69 ragazzi e ferendone 110, di cui 55 in maniera grave.
Pochi mesi dopo la strage, il governo di Jens Stoltenberg decise che sui luoghi degli attacchi sarebbe sorto un monumento nazionale. Nel 2014, l’artista svedese Jonas Dahlberg vinse il concorso internazionale per creare tre monumenti commemorativi: Memory wound, Time and movement, Dialogue for the future. Il progetto di Dahlberg per ricordare le giovani vittime dell’isola di Utøya prevedeva la creazione di un varco di tre metri e mezzo nel promontorio della penisola di Sørbråten, di fronte al luogo del massacro. “Il mio concetto per il Memorial Sørbråten – spiegava l’artista – simboleggia una ferita o un taglio all'interno del paesaggio stesso”. Nelle parole di Dahlberg, “l’opera riflette la perdita improvvisa e definitiva di quelli che sono morti". Un percorso di dieci minuti a piedi attraverso i boschi avrebbe dovuto condurre i visitatori fino al monumento. Per ricordare le vittime, i loro nomi sarebbero stati scolpiti nella roccia del promontorio creato artificialmente dalla fenditura.
Ma il progetto del memoriale ha incontrato fin da subito l’opposizione degli abitanti della penisola di Sørbråten. Nel 2014 più di 700 persone hanno aderito alla gruppo Facebook "No to the approved memorial on Sørbråten" Secondo i residenti, l’opera rappresenta “una violenza alla natura", “un’attrazione turistica" e “un monumento orribile". Per gli abitanti di questa piccola comunità, inoltre, il memoriale avrebbe delle “conseguenze psicosociali” in quanto molti di loro sono stati coinvolti nel salvataggio dei superstiti nel giorno della strage.
In un primo momento il governo aveva proposto di trasferire il monumento altrove però la popolazione locale aveva minacciato con azioni legali nel caso il progetto non fosse stato annullato. L’esecutivo norvegese guidato da Erna Solberg, del partito conservatore, nel maggio scorso aveva detto di non voler cambiare i i piani per il memoriale Sørbråten. In settembre, invece, la retromarcia del governo, annunciata dal ministro per gli affari comunali e la modernizzazione, Jan Tore Sanner. “Vogliamo evitare un processo lungo e straziante” – ha dichiarato Sanner – e abbiamo proposto un accordo che comprende l’abbandono dell'opera selezionata”.
Lo stop del governo arriva ad un mese dall’inizio previsto dei lavori per la costruzione del memoriale. L’artista svedese da parte sua ha dichiarato: “Sono convinto che il dibattito pubblico sui memoriali a Hole (il municipio della penisola di Sørbråten) e di Oslo sia una parte importante del processo di lutto e che sia necessario per una comunità. Gli eventi del 22 luglio 2011 sono stati un atto di terrorismo politico. È più importante che mai approfondire le loro cause, soprattutto nel contesto politico attuale”. “Un memoriale – ha proseguito Dahlberg – che proponga uno stato di consenso, una forma di silenzio, minimizzerebbe gli eventi e renderebbe assai più facile dimenticare tutto con il passare del tempo”.
L’annullamento del governo al progetto di Sørbråten renderebbe impossibile anche il secondo monumento. Sì, perché Dahlberg aveva previsto di utilizzare le rocce e gli alberi estratti dal promontorio per la costruzione del memoriale al quartiere governativo di Oslo, creando in questo modo una connessione tra i due luoghi degli attentati. E così, la resistenza degli abitanti di Sørbråten rischia di far naufragare il progetto destinato a ricordare il peggior atto violento mai avvenuto in Norvegia dalla fine della seconda guerra mondiale.