Strage di Port Said, 11 ultras egiziani condannate a morte
I giudici della Corte Suprema egiziana hanno confermato la condanna a morte per dieci tifosi, ritenuti i responsabili diretti dei disordini che hanno direttamente causato la strage di Port Said del febbraio 2012, quando settantaquattro persone morirono a seguito degli scontri scoppiati nei pressi dello stadio della città portuale egiziana durante la partita di calcio tra Al Ahly e Al Masry. Nella sua sentenza, la Corte ha tenuto conto della violenza dell'assalto dei tifosi e dello sfondo politico della manifestazione. Numerosi appassionati di calcio, ma anche cittadini disinteressanti, hanno perso la vita calpestati dalla folla in fuga, o cadendo dalle tribune, dopo l'invasione di campo della frangia violenta dell'Al-Masry. Complessivamente gli ultras puniti con la pena capitale sono undici, essendo già in atto una condanna a morte – dal giugno 2015 – per uno degli esecutori della strage, attualmente ancora in stato di latitanza. Altre 40 persone – tra cui manager delle squadre e funzionari di polizia – sono stati condannati a pene tra i 5 e 15 anni di reclusione per non essere riusciti a evitare che i tifosi mettessero a ferro e fuoco lo stadio.
La strage – che il ministro della sanità ha definito “il peggiore disastro nella storia del calcio egiziano” – ebbe conseguenze e lasciò profondi strascichi nel paese, al punto che quasi un anno dopo venne organizzato un assalto al carcere in cui erano reclusi gli ultras dell'Al Masry. Nel tentativo di liberare i ‘colleghi' e parenti in quell'occasione altre 27 persone rimasero uccise.
In Egitto i campionati di calcio si giocano a porte chiuse
Dal giorno della strage di Port Said l'intero campionato di calcio egiziano si gioca a porte chiuse per la paura che la passione calcistica di alcune tifoserie possa essere strumentalizzata a fini politici. Secondo quanto ricostruito in merito agli eventi di 5 anni fa la polizia non fece nulla per fermare i presunti tifosi dell’Al Masry: gli ultras dell’Al Ahly, noti come Ahlawy, si erano infatti schierati apertamente contro il governo egiziano partecipando alle proteste dell'anno prima.