Stop della Germania al nucleare: una (ennesima) lezione di democrazia da Berlino
Cosa succede in Italia e in Germania? Due paesi vicini, due grandi stati dell'Unione Europea, diversi per tanti aspetti, ma anche legati dalla medesima matrice: ebbene, da una parte troviamo, in Italia, proteste e mobilitazioni in vista del Referendum abrogativo che il 12 e il 13 giugno interrogherà gli italiani sulla propria volontà rispetto alle centrali nucleari. Dall'altra la Germania, dove la cancelliera cristiana e conservatrice Angela Merkel ha detto la sua parola definitiva sul nucleare: entro il 2022 l'ultimo reattore verrà spento. L'annuncio è stato dato questa mattina dal Ministro dell'Ambiente Norbert Roettgen, dopo un lungo vertice che ha visto il Governo confrontarsi con i sindacati, le opposizioni, le Chiese e, naturalmente, i Ministri dell'Ambiente federali.
Non è stato necessario fare grossi giri di parole: purtroppo è stato il disastro di Fukushima a destare le coscienze della popolazione tedesca, costringendo il Governo ad un forte ripensamento: nel 2009, infatti, la Cancelliera aveva deciso di abbandonare il programma di addio al nucleare, destando le proteste di attivisti e cittadini comuni. La Merkel e tutto il suo Governo si sono ritrovati a dover fare i conti con il partito dei Verdi, che sempre più potere sembrano avere, tant'è che si ipotizza per loro un futuro da primo partito di opposizione, e con le recenti disfatte elettorali nell'ambito delle elezioni regionali: l'orientamento sempre più ecologista che i voleri della popolazione stanno prendendo, ha convinto la coalizione a rivalutare i propri progetti. Una grande lezione di democrazia, sarebbe questa, per un paese come il nostro che ancora ne ha bisogno e che oggi ha assistito ad un drastico mutamento delle preferenze della popolazione con i risultati dei ballottaggi.
In Germania sono 17 i reattori ma di questi, attualmente, 8 sono spenti e non attaccati alla rete di produzione dell'energia elettrica: secondo le dichiarazioni del Ministero dell'Ambiente, tali reattori non saranno più attivati. Nella fattispecie, dunque, attualmente l'energia prodotta dalle centrali nucleari è comunque inferiore a quella che proviene dalle energie rinnovabili: un ottimo motivo per andare avanti su una strada che, sebbene costerà alla Germania 40 miliardi di euro per la riconversione, offre delle garanzie maggiori in termini di sicurezza e salute, oltre a rispecchiare il volere preponderante di una nazione.
Entro il 2021 l'ultimo reattore verrà spento e, per tutto l'anno successivo, ne verranno tenuti in standby tre di emergenza nel caso si verifichi un blackout: tra soli dieci anni la Germania sarà la prima potenza industriale del mondo a non doversi servire più del nucleare. Un passo avanti importantissimo e, soprattutto, una battaglia vinta da un popolo grazie alla civiltà: la civiltà e la lungimiranza di un governo eletto che, giustamente, ascolta le esigenze della propria nazione. Un concetto così ovvio e così lontano da noi che oggi, con una classe politica che la maggior parte degli italiani ha dimostrato con forza di voler mandare in pensione, ci vediamo per la seconda volta, dopo il 1987, a rispondere ad un quesito sull'energia nucleare.