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Stalking: la perseguita per dieci anni e cerca il suo nome su Google 40mila volte

Perseguitata per quasi dieci anni, aveva subìto un aborto e si era ammalata di un disturbo alimentare. Uno stalker 37enne è stato arrestato: aveva cercato il nome della sua vittima su Google 40mila volte.
A cura di Carmine Della Pia
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stalker arrestato

Un’ossessione durata quasi dieci anni quella di Elliott Fogel per Claire Waxman: lo stalker ha cercato il nome della donna 40 mila volte in un anno. La polizia ha arrestato l’uomo, 37enne ex produttore di ‘Sky Sports News', perché aveva reso impossibile la vita dell’ex compagna di college, una terapeuta 36enne. Il giudice Ian Darling della Inner London Crown Court ha motivato la sentenza parlando di “comportamento sinistro e preoccupante”, ai danni della povera Claire, sposata e con due figli: “Si tratta di un’ossessione compulsiva e duratura, che ha letteralmente rovinato la vita della sua vittima, mentalmente terrorizzata per anni”. Elliott Fogel, condannato a due anni di galera, non ha espresso alcuna emozione alla lettura della sentenza.

Quasi dieci anni di terrore

Claire Waxman ha raccontato in tribunale i suoi ultimi 9 anni da incubo. Elliott era un semplice compagno di college, anni fa, ed aveva tenuto a bada la sua ossessione per molto tempo, prima di esplodere. Nel 2003, la ragazza aveva declinato un invito a cena dell’uomo, e da lì era iniziato l’incubo. Nello stesso anno, la donna era stata costretta a cambiare casa cinque volte. Lo stress emotivo derivante dalla situazione opprimente le aveva causato anche un aborto e un disturbo alimentare. La pubblica accusa ha definito l’uomo “uno stalker che non finirà mai di fare stalking”: nel febbraio dell’anno scorso, Elliott aveva infranto per la terza volta l’ordine restrittivo emesso nel 2006.

Numerosi i particolari emersi durante le indagini, tra cui inquietanti scoperte fatte in seguito al sequestro del pc dell’uomo. Fogel aveva cercato il nome di Claire Waxman su Google per ben 40mila volte in un solo anno. Aveva, poi, realizzato una mappa su Google Earth nella zona in cui viveva la vittima, aveva pagato un investigatore per avere informazioni sul marito della donna, e si era spacciato per il padre di uno dei bambini all’asilo. Senza contare, infine, le centinaia di telefonate a tarda notte.

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