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Sparatorie in scuole Usa, insegnante italiana a Fanpage: “C’è chi si licenzia per paura di morire”

“Gli insegnanti qui sono stanchi e impauriti, si licenziano perché nessuno li ascolta: la politica antepone gli interessi di pochi alla vita dei bambini”, così a Fanpage.it un’insegnante italiana che vive negli Stati Uniti dove lavora come educatrice dopo l’ennesimo massacro scolastico nel Paese.
A cura di Chiara Ammendola
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La polizia risponde a una sparatoria all'interno della Covenant School di Nashville
La polizia risponde a una sparatoria all'interno della Covenant School di Nashville

Negli Stati Uniti ogni anno oltre 30.000 persone vengono uccise dalle armi da fuoco, una media di trenta vittime al giorno. La metà sono giovani (tra i 18 e i 35 anni), un terzo sono giovanissimi (sotto i 20 anni): nel 2020 i giovani uccisi dalle armi sono stati 4.300, più di quelli che hanno perso la vita in incidenti stradali. Dati confermati dai fatti di cronaca, e più nello specifico dalle stragi che avvengono nelle scuole, le cosiddette sparatorie di massa.

Un fenomeno quello dei massacri scolastici a cui sembra impossibile porre un freno, e che ha provocato, come spiega Francesca Della Ragione a Fanpage.it, insegnante in una scuola materna nella contea di Baltimora, nello Stato del Maryland, una vera e propria fuga degli insegnanti: “Gli insegnanti qui sono stanchi, siamo stanchi: le scuola hanno carenza di personale perché in tantissimi si sono licenziati, tra pandemia ed eventi come quello di Nashville”.

Secondo Francesca "nessuno ascolta gli appelli lanciati dagli insegnanti, così come nessuno ascolta i genitori preoccupati di mandare i propri figli a scuola perché temono che potrebbero non ritornare più a casa". Subito dopo la sparatoria di Nashville, avvenuta lo scorso 27 marzo presso la Covenant School, e costata la vita a tre bambini e tre insegnanti, la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre ha tuonato dicendo che "le scuole dovrebbero essere luoghi sicuri dove imparare e insegnare". “Quando è troppo è troppo – ha detto – il Congresso deve agire contro la violenza delle armi da fuoco. Quanti bimbi devono ancora morire prima di agire?".

Il tema della diffusione delle armi divide da sempre in due gli Stati Uniti, tra chi giustifica l'autodifesa e chi invece teme che la diffusione delle armi, anche tra i giovanissimi, vada regolamentata con nome più restrittive: “Per l'Italia è un fenomeno impossibile da interpretare, perché lì non bisogna preoccuparsi di poter vedere i propri figli uccisi a scuola – continua Francesca – e spesso parlarne ti porta a scontrarti con chi ritiene giusto avere armi in casa e poterle comprare con facilità”.

“Da persona che lavora a scuola ti garantisco che insegnanti ed educatori sono stanchi di vivere così – spiega – non c'è formazione in questo senso, non siamo nemmeno preparati a gestire questo tipo di emergenze. E ora che sono mamma si è aggiunta la paura da genitore: sono impaurita al pensiero di lasciare mio figlio a scuola ogni mattina. Nessuno dovrebbe vivere così, con la paura di mandare i figli a scuola”.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto al Congresso ad approvare una nuova legge sulle armi che "vieti le armi d'assalto", ma la strada sempre ancora lunga e soprattutto in salita. “Vivo qui ormai da 11 anni e non riuscirò mai a comprendere come sia possibile anteporre alla vita dei bambini gli interessi "politici" di pochi. E il tema non riguarda solo le armi, ma anche il diritto all'aborto, i diritti della comunità LGBTQ+ e la libertà di stampa”.

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