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Covid 19

Spagna, infermiera positiva dopo aver somministrato il vaccino: perché il caso non deve allarmare

Un’infermiera spagnola che domenica ha iniziato a somministrare i vaccini contro il Covid-19 in una residenza per anziani in Catalogna è risultata positiva al Coronavirus. Un caso che non deve allarmare, poiché erano state rispettati tutti i protocolli di sicurezza: i colleghi e i residenti nel centro anziani sono ora in isolamento.
A cura di Susanna Picone
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Articolo aggiornato alle 23:41

Una infermiera in Spagna è risultata positiva al Coronavirus dopo aver somministrato il vaccino Pfizer/BioNTech. A darne notizia è il quotidiano "El Pais". L'infermiera lavora presso una residenza per anziani nella città di Lleida, in Catalogna, e secondo la ricostruzione del giornale avrebbe somministrato le vaccinazioni domenica 27 dicembre. È quindi risultata positiva al tampone nella giornata di ieri, lunedì 28 dicembre, dunque 24 ore dopo.

In merito al caso di questa infermiera in Spagna, secondo quanto riportato dai media, i quattro colleghi che hanno somministrato i vaccini con lei sono stati messi in isolamento come anche i 66 residenti nel centro per anziani. Tutto il personale verrà ora sottoposto a screening. Fonti del Dipartimento della Salute indicano che il rischio di contagio è minimo, poiché il personale sanitario era debitamente protetto con camici, guanti e mascherine e nessuno è stato in contatto con gli ospiti per oltre 15 minuti. In ogni caso, gli anziani sono stati preventivamente isolati. La Catalogna ha iniziato a somministrare i vaccini anti-Covid, come il resto della Spagna, domenica scorsa e ha già somministrato la prima dose a 802 persone.

Inizialmente, per un errore di traduzione dell'articolo di El Pais che per primo aveva pubblicato la notizia – errore in cui è incorso anche Fanpage.it e del quale ci scusiamo coi lettori – è emersa l'ipotesi che l'infermiera stessa fosse stata vaccinata contro il Covid-19. Anche quest'eventualità tuttavia, non deve sorprendere né allarmare. “È anzitutto una questione di tempi". Lo ha detto all'Agi il farmacologo Silvio Garattini, presidente dell'Istituto Mario Negri, che ricorda: "Il vaccino Pfizer, l'unico distribuito al momento in Europa, ha bisogno per essere efficace di due dosi: la prima e poi un richiamo dopo 21 giorni". Per giunta, nemmeno subito dopo la dose di richiamo ci si può considerare protetti: "Servono altri 7 giorni affinché l'organismo sviluppi gli anticorpi. Insomma, dal giorno della prima dose ne devono passare 28 per essere ragionevolmente tranquilli". Garattini ricorda anche che non sappiamo se il vaccino protegge dalla manifestazione clinica della malattia o dall'infezione tout court. "Lo scopriremo presto visto che ormai le vaccinazioni sono partite. Per questo – sottolinea il farmacologo – la raccomandazione è quella di mantenere le misure prudenziali, a partire dalle mascherine, anche una volta vaccinati. Perché sappiamo che il vaccino nel 90-95% dei casi protegge sicuramente dallo sviluppare i sintomi della malattia, che ovviamente è la cosa più importante, ma non si esclude che ci si possa comunque infettare, seppure con una carica virale bassissima. Servirà un numero di persone vaccinate sufficiente, e un lasso di tempo congruo, per scoprilo.

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