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Spagna, Consulta annulla il divieto e in Catalogna torna la corrida: “E’ cultura”

Secondo i giudici le autorità locali non possono intervenire su quello che viene ritenuto un “bene” tradizionale del Paese, come l’ha definito il premier Rajoy. Ma il sindaco di Barcellona ha già fatto sapere che farà rispettare la legge voluta dal Parlamento catalano. A fargli eco anche il ministro del Territorio.
A cura di Biagio Chiariello
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Le corride in Spagna vanno fatte, nonostante il Parlamento catalano nel 2010 abbia votato in larga maggioranza il loro divieto. La Corte Costituzionale spagnola ha infatti annullato l'articolo di legge regionale che imponeva l’interdizione delle corride in Catalogna, ritenendo che quella decisione vada oltre le competenze del Parlamento di Barcellona: per 8 giudici su 11, la tauromachia, considerata parte del patrimonio culturale nazionale, è di competenza dello Stato.

La notizia è accolta con piacere dai toreri: “È importante, per essere liberi di praticare la nostra professione che è legale e che per di più è patrimonio culturale di questo paese e per poterci difendere legalmente, sapere che abbiamo una base giuridíca per difendere la nostra professione e la nostra vita che è la tauromachia.” Ma il sindaco di Barcellona, Ada Colau, eletta con Podemos, ha già atto sapere che, indipendentemente dal pronunciamento della Consulta, farà rispettare la legge che, di fatto, ha l’obiettivo di evitare il maltrattamento degli animali. Dello stesso avviso è anche il ministro al Territorio, Josep Rull: “Dica ciò che vuole la Corte Costituzionale, non ritorneranno le corride in Catalogna: non accetteremo che si modifichi ciò che il nostro Parlamento ha approvato democraticamente".

Il no alla corrida era partito da un’iniziativa popolare animalista, ma rappresentava anche sentimenti indipendentisti: “La domanda è – chiede un deputato catalano dell’ERC, Gabriel Rufián -: perché, per esempio, alle Canarie si rispetta la decisione del parlamento e in Catalogna no? È una decisione arbitraria.” La corrida è stata dichiarata bene culturale e tradizione di interesse nazionale dallo Stato spagnolo nel 2015 sotto il governo del premier popolare Mariano Rajoy. “Per le leggi spagnole, quindi – ha rilevato la Corte – è di competenza del potere centrale”.

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