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Sousse, giro di vite nelle moschee. Scontri tra polizia e manifestanti

Dopo le decine di arresti e la chiusura di alcune moschee monta la rabbia dei fedeli.
A cura di Davide Falcioni
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A una settimana dal'attentato di Sousse, in Tunisia, nella serata di ieri si sono verificati duri scontri tra manifestanti e membri delle forze di sicurezza della città tunisina a causa di un drastico provvedimento da parte del governo centrale, che ha iniziato un vero e proprio giro di vite tra le principali moschee del paese. I fedeli dei luoghi di culto islamici interessati dalle chiusure, secondo i media locali, hanno iniziato a lanciare pietre contro la polizia che ha risposto con i gas lacrimogeni per disperdere la folla.

Nel frattempo continuano le misure repressive da parte del governo centrale. Negli ultimi due giorni le forze antiterrorismo hanno arrestato 12 persone sospettate di avere legami con il jihadista responsabile della strage di turisti stranieri e stanno dando la caccia a due uomini che si erano addestrati con l’attentatore in un campo di estremisti islamici in Libia. Il giro di vite, tuttavia, non ha risparmiato neppure alcuni importanti funzionari statali: due giorni fa, infatti, sono stati rimossi i capi della sicurezza dei distretti di Sousse, Monastir e Kairouan. La misura era attesa, dopo le pesanti critiche che da più parti sono state mosse al dispositivo di sicurezza che, con la strage di Sousse, ha mostrato per intero le sue defaillance.

Ai vertici del distretto di Sousse è stato nominato Lotfi Achour, che sino ai giorni scorsi ricopriva lo stesso incarico al Kef. L'investigatore Moez Laaouini, massimo funzionario del commissariato del Bardo e di Bab Bhar, è stato indicato dal governo come responsabile del distretto di Monastir. Salem El Hmadi, un altro `poliziotto´che dirigeva il commissariato di Mahdia, è stato destinato a ricoprire il delicatissimo ruolo di capo del distretto della sicurezza per Kairouan, città ritenuta una roccaforte dell’estremismo islamico.

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