Sorelline di Gaza vengono vaccinate contro la polio poi perdono le gambe a causa di una bomba israeliana
"Dove sono le mie gambe? E dov'è la mia mamma?". Da mesi Hanan al-Daqqi, una bambina di Gaza di tre anni, non fa che porre queste domande a dottori e familiari che vanno a farle visita nell'ospedale della Striscia in cui è ricoverata insieme alla sorellina Misk: le due sono state gravemente ferite a seguito di un bombardamento israeliano che all'inizio di settembre prese di mira la loro casa.
La loro storia è stata raccontata da Al Jazeera e sintetizza efficacemente le crudeltà imposte alla popolazione palestinese dall'esercito israeliano: era la mattina del 2 settembre quando Shaima al-Daqqi, giovane donna di 25 anni, si svegliò all'alba per portare le sue due figlie, Hanan di tre anni e Misk di 22 mesi, a ricevere il vaccino contro la poliomielite messo a disposizione dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il giorno dopo la famiglia si riunì a pranzo quando lo stato ebraico bombardò la loro casa a Deir el-Balah. L'esplosione uccise Shaima e ferì le altre persone presenti nell'edificio tranciando le gambe delle due bambine.
Le condizioni più gravi erano quelle di Hanan: la bambina perse i due arti inferiori e venne sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere parte dell'intestino. Alla sorellina Misk venne amputato il piede sinistro mentre il padre, Mohammed, 31 anni, rimase in terapia intensiva per due settimane a causa di un'emorragia cerebrale. "Siamo intrappolati in un incubo ormai da quattro mesi", dice ora Shefa, la zia paterna, raccontando come le due nipotine vivano ormai nel terrore da quasi quattro mesi. "Tutto quello che posso dire loro ora è che la mamma è in cielo. Ma che tipo di futuro le attende? Come si sentiranno quando saranno più grandi?".
Domande alle quali è impossibile oggi rispondere perché anche "diventare grandi" non è affatto scontato oggi nella Striscia di Gaza. Di certo, Hanan e Misk avranno qualche possibilità in più di sopravvivere se potranno curarsi all'estero. Non possono completare la loro convalescenza a Gaza perché Israele ha distrutto il sistema sanitario, quindi i loro nomi sono stati inseriti in una lista di persone che devono lasciare la Strisia per accedere a cure più efficaci. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha già inserito i loro nomi in un elenco, ma neppure loro – come nessun altro palestinese – potrà andarsene finché il governo di Tel Aviv non approverà la loro partenza. "Stiamo aspettando da più di tre mesi. Sono solo bambine che hanno disperatamente bisogno di protesi. Intanto le loro condizioni fisiche e psicologiche si stanno aggravando", dice Shefa.