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Somalia, 33enne lapidata da estremisti islamici: “Sposata con 4 uomini”

L’esecuzione in un’area del Paese controllata dai jihadisti del Shabaab. Secondo un giudice avrebbe confessato la sua “colpa”. E’ stata sepolta fino al collo, con gli occhi bendati, e presa a sassate, davanti a una folla.
A cura di B. C.
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Sepolta viva fino alla testa, bendata e presa a sassate fino alla morte. E’ stata giustiziata così Safia Ahmed Jimale, 33 anni, donna e madre somala di 33 anni, accusata di poliandria. La condanna a morte è stata eseguita in una regione del Paese controllata dal gruppo estremista Shabaab, affiliato di Al Qaeda, già noto per la dura imposizione della sharia, nonostante l’intervento dell’esercito somalo affiancato dalle forze dell’Unione africana. Un modo per imporre così la propria autorità nelle regioni ancora sotto il loro controllo. Due anni fa aveva fatto assai discutere la lapidazione di una ragazza condannata per rapporti sessuali extra-coniugali. In precedenza c’erano state diverse segnalazioni di lapidazioni di presunte adultere, tra cui una ragazzina di 13 anni che secondo movimenti in difesa dei diritti umani era stata stuprata da un gruppo proprio di Shabaab. Lo stesso destino era stato riservato l’anno scorso ad un ragazzo gay. "La donna è sposata con tre uomini, ha confessato", ha gridato alla folla radunata a Baraw, nel sud della Somalia, il giudice del tribunale islamico Sheik Mohamud Abu Abdullah, prima della barbara esecuzione in pubblico. “L’ho interrogata a più riprese quando era in prigione e mi ha detto che era pienamente cosciente” del suo crimine, ha aggiunto il magistrato riferendosi alla donna. C’è da dire che la corte degli Shabaab non prevede rappresentanza legale per gli imputati né possibilità di presentare appello contro il verdetto.

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