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Soleimani, salma accolta da migliaia di persone. L’Iraq vota l’espulsione delle truppe Usa

Il Parlamento iracheno ha approvato una risoluzione che chiede di mettere fine alla presenza di tutte le truppe straniere nel Paese. dopo aver protestato contro “la violazione della sovranità” compiuta con il raid militare statunitense a Baghdad per uccidere il generale iraniano Qassem Soleimani.
A cura di Antonio Palma
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È ormai altissima la tensione in tutto il Medioriente dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani in un raid militare statunitense a Baghdad. Dopo le minacce e la promessa di rappresaglia da parte di Teheran oggi è stato lo stesso Parlamento iracheno a votare l'espulsione delle truppe Usa da Paese. L’Assemblea irachena infatti ha approvato una risoluzione che chiede di mettere fine alla presenza di tutte le truppe straniere nel Paese. L’obiettivo della mozione è di far ritirare i circa 5mila militari americani ancora presenti in varie regioni dell'Iraq dopo la missione internazionale anti Isis avviata proprio su richiesta del governo locale. Una iniziativa non di poco conto affiancata da una denuncia alle Nazioni Unite contro "gli attacchi americani"  e dalla convocazione da parte del governo iracheno dell'inviato degli Stati Uniti nel Paese per protestare contro "la violazione della sovranità" compiuta con il raid.

Una situazione di tensione che, prima ancora della votazione, ha spinto la coalizione internazionale anti-Isis guidata dagli Stati Uniti ad annunciare la sospensione delle sue operazioni in Iraq. "La nostra priorità è proteggere tutto il personale della coalizione impegnato per la sconfitta di Daesh. Ripetuti attacchi con razzi negli ultimi due mesi da parte di elementi delle Brigate Hezbollah hanno causato la morte di due membri del personale delle forze di sicurezza irachene e di un civile statunitense", ha dichiarato la coalizione in una nota. In precedenza lo stesso capo del movimento sciita libanese Hezbollah, Seyed Hassan Nasrallah, aveva rivolto un appello pubblico all'Iraq a liberarsi "dall'occupazione americana".

In Iran, dove la salma di Soleimani è stata accolta come quella di un grande eroe da migliaia di persone in piazza, intanto si minacciano vendette. Lo hanno chiesto a gran voce i tanti scesi in strada ma anche i deputati del Parlamento di Teheran. “Ci hanno attaccato e noi abbiamo contrattaccato. Se attaccano di nuovo, cosa che consiglio vivamente di non fare, li colpiremo più forte di quanto non siano mai stati colpiti prima!"  ha riposto però a muso duro Trump. “Gli Usa non avranno il coraggio di colpire 52 siti in Iran, come minacciato dal presidente americano. Dicono questo genere di cose per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale dal loro atto odioso e ingiustificabile" ha dichiarato generale Abdolrahim Moussavi, comandante dell'esercito iraniano.

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