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Soldato russo castra prigioniero ucraino con un taglierino: video dell’orrore pubblicato sui social

Dopo essere stato catturato dai soldati russi un prigioniero ucraino con le mani legate dietro la schiena sarebbe stato torturato e castrato con un taglierino. È quanto emerge da un video pubblicato inizialmente su canali telegram filorussi.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo essere stato catturato dai soldati russi un militare ucraino sarebbe stato torturato e castrato con un taglierino.

È quanto emerge da un video che sta circolando da ore sui social network e che in un primo momento era stato pubblicato su un canale Telegram filorusso: l'autenticità del filmato deve essere ancora accertata, ma mostrerebbe quello che sembra essere un soldato o un mercenario russo che indossa un caratteristico cappello nero con le frange, mentre taglia i testicoli di un prigioniero che sembra essere un soldato ucraino catturato, circostanza che si deduce da una tuta mimetica in uso alle forze armate di Kiev.

Il prigioniero giace inerme sul pavimento ed ha le mani legate dietro alla schiena mentre un uomo in uniforme russa, con una scritta "Z", usa un taglierino per tagliargli prima i vestiti e poi castrarlo. Nel video, che non pubblichiamo data la crudezza delle immagini, si possono vedere altri due uomini, anche loro probabilmente militari russi.

Sebbene non sia chiaro quando il filmato sia stato girato, quello con il cappello sembrerebbe essere lo stesso uomo apparso il mese scorso in una trasmissione dal media russo RT. In quella clip, il soldato o mercenario porta con sé un fucile da cecchino Dragunov mentre cammina intorno all'impianto chimico di Azot nella città di Severodonetsk, dopo il ritiro delle truppe ucraine dalla città. In un post pubblicato all'epoca sul canale Telegram RIA Novosti, l'agenzia di stampa russa ha identificato l'uomo come parte del battaglione ceceno "Akhmat" dell'esercito russo.

Amnesty: "Prove inconfutabili di crimini di guerra da parte dei russi"

Dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina sono state formulate diverse accuse di crimini di guerra contro i soldati russi. Il governo di Vladimir Putin ha finora negato categoricamente ogni addebito, ma in un recente rapporto Amnesty International parla di "prove inconfutabili". Nel dossier, in particolare, si parla degli attacchi aerei illegali sulla città Borodyanka, come delle esecuzioni di massa a Bucha, Andriivka, Zdvyzhivka e Vorzel.

La segretaria generale di Amnesty, Agnès Callamard, ha dichiarato: "Il modello di crimini commessi dalle forze russe che abbiamo documentato include sia attacchi illegali sia l'uccisione volontarie di civili. Abbiamo incontrato famiglie i cui cari sono stati uccisi in attacchi orribili e le cui vite sono cambiate per sempre a causa dell'invasione russa". L'organizzazione ha affermato di sostenere le richieste di giustizia delle famiglie colpite dalla guerra "e invitiamo le autorità ucraine, la Corte penale internazionale e altri a garantire la conservazione delle prove che potrebbero supportare futuri procedimenti penali per crimini di guerra".

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