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Siria: un nuovo massacro costa la vita a 111 civili

Continua la carneficina in Siria. Sarebbero 111 i civili uccisi negli scontri tra forze di sicurezza e manifestanti a Idleb, località al confine con la Turchia. Nell’attesa dell’arrivo della Lega Araba, per un’evoluzione positiva della crisi, non si placano le violenze del regime di Assad.
A cura di Biagio Chiariello
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continua la carneficina del regime di assad

Il conto delle vittime degli scontri in Siria si fa sempre più aspro. Altri 111 morti, per lo più civili, uccisi ieri dalle forze di sicurezza siriane a Kafroueid, nella provincia d'Idleb. Quello che è il più grave bilancio dallo scorso luglio – quando ad Hama furono massacrate 139 persone – viene fornito dall'Osservatorio siriano per i diritti umani. Per le Nazioni Unite sono almeno 4.000 i morti dallo scorso marzo, secondo gli attivisti le vittime superano le 10.000 unità.

Un eccidio, descritto dallo stesso regime siriano come «una dimostrazione della nostra preparazione a respingere qualsiasi aggressione contro la madre patria», che si consuma peraltro alla vigilia dell’arrivo degli osservatori della Lega Araba, con la quale il presidente Bashar al-Assad sembrerebbe aver firmato un accordo, per mettere fine a nove lunghi mesi di sangue. Ma questi nuovi, tragici numeri spingono a credere che la situazione sia tutt'altro che risolta. Del resto gli attivisti che si oppongono alla dittatura avevano fin da subito manifestato il proprio scetticismo sull'effettivo rispetto degli accordi da parte di Assad, vedendo nell'invio di osservatori una tattica per guadagnare tempo da parte del governo di Damasco. Il piano sottoscritto dal Presidente siriano con Lega Araba andrebbe nondimeno a rafforzare gli oppositori al suo regime.

In tale ottica va detto che Assad ieri ha annunciato una legge che prevede la pena capitale per chi vende armi agli attivisti che manifestano contro Assad, dipinti più volte come dei terroristi dallo stesso regime, e lavori forzati a vita per chi sostiene il contrabbando di armi.

Ad ogni modo domani dovrebbe essere il giorno dell'arrivo dei primi osservatori a Damasco (altri 150 sono attesi per la fine del mese). L'atteggiamento di Assad non fa di certo ben sperare e la possibilità di un intervento militare da parte dell'ONU, auspicato da più parti, si fa sempre più concreto.

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