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Siria: ricompare il piccolo Omran, la sua foto simbolo degli orrori di Aleppo

Il padre del piccolo intervistato da una tv che appoggia il regime di Assad: “Mi hanno offerto molti soldi per screditare il presidente, ho sempre rifiutato”, spiega l’uomo che vive ancora ad Aleppo col bambino e i suoi fratellini: “Continueremo a stare qui, è la nostra casa”.
A cura di Biagio Chiariello
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L’immagine di un bambino seduto in un’ambulanza da solo, con lo sguardo perso nel vuoto, completamente coperto di polvere e del suo stesso sangue.  La foto Omran Daqneesh, un bambino siriano di tre anni, era diventata nell’agosto scorso l’immagine-simbolo della sofferenza di Aleppo. Ora, il piccolo sopravvissuto a un raid aereo è ricomparso per la prima volta in un’intervista caricata su Facebook da Kinana Allouche, una giornalista di Al-Mayadeen, una televisione libanese che sostiene il regime siriano.

Nel video e nelle foto si vede Omran Daqneesh in braccio al padre che risponde alle domande dell’intervistatrice. Accanto a loro ci sono anche i fratelli di Omran. Non c’è Ali, di dieci anni, rimasto ucciso nel bombardamento che aveva distrutto la casa del piccolo.  Secondo quanto riporta il Telegraph, la famiglia Daqneesh non aveva mai voluto rilasciare interviste ai media, restando fedele al regime di Assad durante tutto l’assedio. Abu Ali, il padre del bambino sostiene di aver ricevuto “molte” offerte in denaro “dalla Turchia, dalla Germania, dalla Svezia e dall’America” per mentire su quanto era accaduto alla sua famiglia e "screditare" così l’esercito di Bashar Al Assad.

L’uomo poi accusa i ribelli di aver voluto "usare il suo sangue (del piccolo Omran ndr) e pubblicare le sue foto". "Gli ho tagliato i capelli – continua il padre – e gli ho cambiato nome, in modo tale da non farli continuare con questa storia, ma loro hanno continuato, postando altre foto. Grazie a Dio siamo qui e non abbiamo problemi". L’intervistatrice chiede poi al padre di Omran se un giorno lascerà la Siria. “No, mai e poi mai”, risponde lui. “È fuori discussione, è il Paese in cui abbiamo sempre vissuto e siamo cresciuti”, assicura l’uomo.

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