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Siria, Putin: “Gas usato dai ribelli per provocare un intervento straniero”

In un’intervista al New York Times il presidente russo incolpa i ribelli dell’uso di armi chimiche e mette in guardia da un intervento armato in Siria che potrebbe portare ad una nuova ondata di terrorismo.
A cura di Antonio Palma
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Non si esaurisce l'offensiva diplomatica russa contro l'intervento miliare degli Usa in Siria. Dopo aver consegnato il piano armi chimiche di Assad per porre l'arsenale chimico siriano sotto il controllo internazionale, a scendere in campo questa volta è il presidente russo Vladimir Putin che si rivolge a a Washington utilizzando il giornale americano New York Times. In un'intervista al quotidiano liberal Putin ribadisce infatti che il regime non ha mai usato i gas negli scontri con i ribelli ma anzi spiega che sono stati gli stessi ribelli ad usare le armi chimiche addossando la colpa al regime per scatenare un intervento armato internazionale. "Non c'è alcun dubbio che il gas è stato usato" ha dichiarato Putin, aggiungendo "ma ci sono ragioni per ritenere che non sia stato l'esercito ma le forze di opposizione al regime, i ribelli, per provocare un intervento di forza straniere".

Presentando la sua versione dei fatti Putin ha dunque invitato a porsi dei dubbi su come stiano realmente le cose in Siria e ha lanciato un appello alla cautela. "Non stiamo proteggendo il governo siriano ma la normativa internazionale" ha assicurato il presidente russo che ha sollecitato gli americani su uno dei loro punti deboli, il pericolo terrorismo. Un intervento senza l'appoggio dell'Onu sarebbe un "atto di aggressione" che causerebbe "una nuova ondata di terrorismo e metterebbe in pericolo gli sforzi multilaterali per risolvere il problema del nucleare iraniano e il conflitto israelo-palestinese" ha sottolineato Putin.

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