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Siria, miliziani dell’Isis mutilano un uomo accusato di furto

Un uomo accusato di furto è stato mutilato dai miliziani dello Stato Islamico.
A cura di D. F.
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Condannati a morte per aver venduto dei pacchetti di sigarette e mutilati per aver rubato: è il trattamento riservato dai miliziani dello Stato Islamico a coloro che, in Siria, hanno violato le leggi imposte dal califfato. I combattenti di Daesh hanno anche documentato le pene inflitte scattando svariate fotografie in cui si vedono anche le mani di un uomo sotto una mannaia, mentre altre persone assistono incuriosite alla scena. Alcuni testimoni, inoltre, hanno riferito che in un'altra città, in Iraq, sei persone sono state condannate a morte perché sorprese a vendere delle sigarette, pratica severamente vietata dall'Isis.

La notizia arriva a due settimane dalla pubblicazione di un dossier sulle atrocità commesse dallo Stato Islamico nella città di Sirte, in Libia. Il report, realizzato sa Human Right Watch, rivela che i miliziani hanno giustiziato in pubblico almeno 49 persone a partire dal febbraio del 2015, decapitandole oppure colpendole con un proiettile in testa, in quelle che possono essere definite esecuzioni sommarie volte ad assoggettare la popolazione libica. Sono state decine le testimonianze raccolte dall'Ong: il quadro che ne è emerso è che il Califfato ha condotto azioni disumane per le ragioni più disparate e incredibili, accusando decine di cittadini libici di stregoneria, di aver "offeso Dio" o semplicemente di aver organizzato una qualche forma di opposizione politica. In alcune circostanze le persone sono stati arrestate per il "fumo di sigarette" e persino per l'ascolto di musica "proibita". Le vittime – dimostra il report – non hanno mai avuto la possibilità di organizzare una difesa, ma sono diventate protagoniste di un vero e proprio incubo tra decapitazioni in pubblico, fustigazioni e crocifissioni.

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