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Siria, le condizioni psicologiche dei bambini: “Molti sognano di morire per non vedere più guerra”

Un dossier di Save The Children analizza le condizioni psicologiche dei bambini siriani dopo si anni di guerra: “Due bambini su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, la loro casa è stata bombardata o sono rimasti feriti a causa del conflitto. Il 50% degli adulti denuncia che gli adolescenti fanno uso di droghe per affrontare lo stress, le violenze domestiche sono aumentate e il 59% degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni anche sotto i sette anni”.
A cura di Davide Falcioni
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Sono 5,8 milioni i bambini siriano costretti a vivere ancora sotto i bombardamenti e bisognosi di aiuti non solo materiali, ma anche psicologici: uno su quattro, infatti, rischia conseguenze gravissime alla salute mentale. E' quanto denuncia Save The Children nel suo ultimo rapporto intitolato ‘Ferite invisibili', nel quale si sottolinea che "almeno 3 milioni di bambini che hanno oggi sei anni non hanno mai conosciuto altro che la guerra". Per la prima volta l'Organizzazione internazionale indipendente dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti dedica un dossier alle conseguenze psicologiche sui bambini coinvolti nel conflitto siriano. "Due bambini su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, la loro casa è stata bombardata o sono rimasti feriti a causa del conflitto. Il 50% degli adulti denuncia che gli adolescenti ormai fanno uso di droghe per affrontare lo stress, le violenze domestiche sono aumentate e il 59% degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni anche sotto i sette anni", ha evidenziato Save The Children.

Bambini più aggressivi a causa della guerra

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Dopo sei anni di guerra, dunque, gli effetti della distruzione non sono solo "materiali". Ai morti, ai mutilati e alle città letteralmente rase al suolo vanno aggiunte conseguenze non meno significative: "Secondo l'81% degli adulti intervistati, i bambini sono diventati più aggressivi, sia nei confronti dei genitori e dei familiari che degli amici. Sono tantissimi i bambini che soffrono di minzione involontaria e di frequente enuresi notturna e quelli che la notte non riescono a dormire per gli incubi, la paura del buio, dei bombardamenti, della perdita della famiglia. La metà degli adulti intervistati denuncia che molti bambini commettono atti di autolesionismo, che sfociano spesso in tentativi di suicidio", ha proseguito l'organizzazione internazionale.

Valerio Neri, direttore generale di Save The Children Italia, ha commentato: "Questa ricerca dimostra che le conseguenze del conflitto sui bambini siriani sono devastanti. Bambini che sognano di morire per poter andare in paradiso e avere così un posto dove poter mangiare e stare al caldo o che sperano di essere colpiti dai cecchini per arrivare in ospedale e magari poter scappare dalle città assediate. Genitori che preferiscono dare in spose le proprie figlie ancora bambine perché non possono occuparsi di loro, generandone la disperazione che in alcuni casi le porta addirittura al suicidio. Bambini lasciati orfani della guerra che pur di avere qualcosa da mangiare si uniscono ai gruppi armati". Tra gli effetti riscontrati, inoltre, ve ne sono altri apparentemente meno gravi, ma assai preoccupanti: molti bambini smettono di parlare, soffrono di emicranie e difficoltà respiratorie oltre a paralisi temporanee. Altri si rifugiano in alcol e droghe, altri ancora arrivano a tentare il suicidio, come nella città assediata di Madaya, dove lo staff medico ha segnalato a Save the Children almeno 6 casi di minori che hanno tentato di togliersi la vita. Il più giovane aveva 12 anni.

La condizione psicologica dei bambini rifugiati

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Sono 2,3 milioni i bambini che hanno lasciato la Siria in cerca di sicurezza e aiuto, fuggendo per la maggior parte nei paesi limitrofi, Turchia, Giordania, Libano e Iraq. Questi bimbi hanno subito forti traumi e la maggior parte di loro sono stati testimoni di violenze estreme. Per loro la prima causa di stress è rappresentata dalle difficilissime condizioni economiche in cui si trovano le famiglie sfollate. Uno studio condotto tra i rifugiati in Turchia, ad esempio, mostra come il 45% dei bambini sfollati in questo paese soffrano di disturbi traumatici da stress (un dato dieci volte più alto rispetto alla media mondiale) e il 44% di loro soffre di depressione.

Le conseguenze della guerra, dunque, non restano circoscritte al territorio siriano: i bambini rifugiati pur essendo al sicuro da bombardamenti e combattimenti, vivono una condizione assai grave. Uno dei timori più grandi, anche per loro, è quello dei bombardamenti – spiegano gli operatori psicosociali che li supportano nei campi di sfollati – ma man mano che passa il tempo i piccoli riescono a convincersi di essere al sicuro e ricominciano a dormire la notte e a non svegliarsi più ogni volta che sentono un rumore. "La continua esposizione ad eventi traumatici e a esperienze negative ha portato la maggior parte dei bambini siriani a vivere una condizione di stress tossico, con conseguenze sul loro stato di salute mentale e fisica, che può interrompere il loro sviluppo. Nonostante la condizione psicologica di questi bambini sia drammatica, sono comunque estremamente resilienti. Non sono ancora desensibilizzati alla violenza e provano ancora emozioni importanti. Non siamo al punto di non ritorno e per questo è fondamentale intervenire subito e restituire loro quella speranza di futuro di cui hanno bisogno. La comunità internazionale deve muoversi subito per mettere fine al conflitto e per supportare questi bambini anche dal punto di vista psicologico, perché è in gioco non solo il presente ma il futuro di un paese e della generazione che sarà chiamata a ricostruirlo”, conclude Valerio Neri.

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