Siria, intere città senza aiuti internazionali: “Assad ha bombardato i ribelli dopo il terremoto”
Mentre aumenta tristemente il numero delle vittime del terremoto che lo scorso 6 febbraio ha colpito Siria e Turchia, la fase di soccorso alla ricerca di dispersi ancora in vita sta per concludersi. Gli aiuti ora sono tutti diretti agli sfollati che secondo l'UNHCR rischiano di essere milioni, soprattutto in Siria dove a preoccupare sono le zone controllate dai ribelli. Qui infatti gli aiuti faticano ad arrivare come spiega a Fanpage.it Giuseppe Acconcia, giornalista, ricercatore e docente di Sociologia politica all'Università di Padova.
“Aiutare gli sfollati è ora la priorità – spiega il professore – e il dramma è la lentezza con la quale arrivano gli aiuti nel paese. Una parte sono arrivati da Libano, Algeria, Egitto e Iran, ma sono insufficienti rispetto alle necessità effettive. Il tema principale è che la Siria è sottoposta a sanzioni, ma non solo, il rischio è che si usi questo terremoto per scopi geopolitici”.
Quello delle sanzioni è un tema su cui è intervenuto anche l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell che quest'oggi ha fatto sapere che "le sanzioni contro il regime siriano non riguardano il sostegno umanitario, l'assistenza alimentare e medica".
Secondo Acconcia però "per spiegare la lentezza negli aiuti non è utile fare sempre e solo riferimento al fatto che ci sono sanzioni internazionali al regime di Bashar al Assad". “È evidente che ci sono paesi che usano questo vuoto – continua – questa mancanza di aiuti, per inserirsi. Sono soprattutto gli alleati di al Assad a usare il terremoto per infierire ulteriormente sui siriani”.
Uno dei temi riguarda i volontari della Difesa civile siriana, un'organizzazione umanitaria di protezione civile formatasi durante la guerra civile, intervenuti soprattutto nelle zone controllate dal regime di Assad: “Quando gli elmetti bianchi si avvicinano alle zone controllate dal regime di Assad vengono arrestati o il loro materiale sequestrato – spiega il professore – è evidente che ci sono zone in cui gli aiuti non possono arrivare, intere zone in cui non arrivano gli aiuti internazionali ma nemmeno quelli governativi”.
“Ho avuto la possibilità di parlare con gli abitanti di Idlib che mi dicono che solo la gente comune aiuta gli sfollati – prosegue Acconcia – mentre le strutture pubbliche come scuole o ospedali non sono stati adibiti ad accogliere chi è rimasto senza casa. Sia Idlib che Aleppo hanno intere zone nelle mani dei ribelli, cosa che rende ancora più difficoltoso l'arrivo degli aiuti”.
Un appello è arrivato dal leader ribelle siriano Ahmed Hussein al-Shara, su cui pesa una taglia del governo statunitense di 10 milioni di dollari, che ha chiesto aiuti internazionali urgenti per la provincia nord-occidentale di Idlib devastata dal terremoto di lunedì scorso.
Jolani è a capo di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), un gruppo che afferma di aver rotto con il proprio passato nel tentativo di assicurarsi collegamenti e sostegno dal mondo esterno. Ieri alcune testate internazionali hanno riferito che proprio l'Hts a Idlib ha affermato che a nessun carico proveniente dalle aree controllate dal governo siriano sarà consentito entrare nel territorio da loro controllato e che gli aiuti internazionali potranno arrivare solo attraverso la Turchia.
“Le province che sono ancora più difficili da raggiungere sono quelle curde, e quelle curdo-siriane – continua Acconcia – questo perché il confine tra Turchia e Siria è chiuso al passaggio dei civili, così come è chiuso al passaggio degli aiuti. Da qui la spiegazione sul mancato passaggio degli aiuti dalla Turchia”
“A gestire l'emergenza terremoto in Turchia è l'AFAD, ma le opposizioni – le parole del professore – in particolare i partiti curdi, dicono che accentrare tutto nelle loro mani sia un modo per controllare gli aiuti, per impedire che i soccorsi vengano gestiti dai partiti di opposizione e per impedire che gli aiuti arrivino nelle province curde”.
L'emergenza terremoto rischia di essere ancora molto lunga, con milioni di sfollati e intere province della Siria che rischiano di essere tagliate fuori dagli aiuti internazionali: “Ci sono stati centinaia di migliaia di morti – conclude Acconcia – il paese è distrutto e c'è ovunque un clima di tristezza legato al fatto che questo terremoto sta evidentemente aggravando una situazione di distruzione già presente. Mentre Assad ha continuato a bombardare i ribelli dopo il sisma e ha fortificato il proprio potere, le zone di guerra in cui la stabilità non c'è ancora sono sempre più in difficoltà”.