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Siria in ginocchio: 150 bombardamenti in una settimana. Attaccati Caschi Bianchi e disabili

Dopo mesi di relativa calma, i raid russi e dell’aviazione di Damasco stanno bombardando duramente le province di Idlib, Hama e la Ghouta orientale, alla periferia di Damasco. Quasi 40 le vittime tra i civili e ad essere colpiti sono anche ospedali, scuole e persino una casa che dava ricovero a disabili.
A cura di Mirko Bellis
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Tra le macerie dopo un raid aereo (Raed Al Saleh)
Tra le macerie dopo un raid aereo (Raed Al Saleh)

“Idlib sta bruciando! 150 attacchi aerei in una settimana! Questo è un massacro abbiamo bisogno d’aiuto”. E’ il drammatico grido di soccorso lanciato dai siriani che in questi giorni stanno subendo pesanti bombardamenti da parte dell’aviazione russa e degli elicotteri di Damasco. I raid aerei sulle zone ancora sotto il controllo delle fazioni anti-Assad sono cominciati il 19 settembre e il bilancio dopo una settimana è pesante: 39 civili, tra cui donne e bambini, hanno perso la vita. Il saldo più grave si registra proprio nella provincia settentrionale di Idlib dove sono stati distrutti ospedali, scuole e interi quartieri.

A pagare il prezzo più alto sono, ancora una volta, i civili: come riportano molti testimoni locali, a Qayqun, Mashman, Jisr al-Shughour e Sinjar – villaggi rurali della provincia di Idlib – diverse persone hanno perso la vita negli attacchi aerei. Sono stati avvistati solcando i cieli siriani anche i Tu-95, i bombardieri strategici di Mosca. Circostanza confermata anche dal portavoce del ministro della Difesa russo, Igor Konashenkov, che ieri ha affermato: “i bombardieri strategici Tu-95MS hanno attaccato con missili da crociera le postazione dei gruppi terroristici in Siria”.

Bombe, però, che non discriminano certo tra terroristi e civili disarmati. Ancora una volta, infatti, sono stati presi di mira gli ospedali. Le immagini diffuse dallo Sham Central Hospital di Kafr Nabl, a sud di Idlib, mostrano sale operatorie e interi reparti distrutti. E questo non è stato il solo ospedale ad essere bombardato: sono quattro le strutture sanitarie attaccate in una settimana. Il 19 settembre è toccato al centro medico di Khan Sheikun, come ha documentato il medico inglese Shajul Islam, da anni impegnato come volontario in Siria.

Anche la sede dei Caschi bianchi – l’organizzazione di volontari che presta soccorso ai civili nelle zone occupate dai ribelli – è stata l’obiettivo dell’aviazione russa e degli elicotteri di Assad. A Douma, nella Ghouta orientale, un raid ha distrutto una casa che accoglieva alcuni disabili. Quattro di loro non ce l’hanno fatta e sono rimasti uccisi. Non sono state risparmiate neppure le scuole: a ovest di Aleppo, nelle immagini postate sui social network, si vedono i resti dei libri e i banchi, dove poco prima c’erano i bambini, completamente distrutti.

Nei governatorati di Aleppo, Hama, Latakia, Daraa e nei sobborghi di Damasco nella Ghouta orientale si sono registrate vittime, nonostante queste aree rientrino tra le zone di de-conflitto stabilite dagli accordi stipulati a maggio tra Iran, Russia e Turchia. La creazione di queste aree, in cui avrebbero dovuto cessare gli scontri tra l’esercito governativo e i ribelli, doveva permettere corridoi umanitari e linee di demarcazione con check-point gestiti da truppe russe, iraniane e turche (a seconda delle zone di influenza), per monitorare e garantire il rispetto dell’accordo.

L’offensiva su Idlib sembra seguire lo stesso copione che ha portato alla conquista di Aleppo nel dicembre scorso. Bombardamenti indiscriminati sulle aree civili per demoralizzare qualsiasi resistenza delle fazioni ribelli, alcune delle quali formate da jihadisti come Hay’at Tahrir al-Sham (Hts, l’ultima sigla adottata da Jabhat al-Nusra) che, sebbene dal luglio dell’anno scorso abbia annunciato di aver tagliato i legami con al-Qaeda, nei fatti continua a rappresentarne l’incarnazione in terra siriana.

La Russia, da parte sua, nega che gli attacchi abbiano provocato vittime tra i civili. Per i militari russi gli obiettivi dei raid sono state unicamente le postazioni dei combattenti islamici. “Negli ultimi giorni, dopo la ricognizione dei droni e la conferma attraverso altri canali, i nostri aerei hanno colpito 10 bersagli terroristici nella provincia di Idlib", ha detto Konashenkov. Nonostante la presenza dei jihadisti, nella provincia di Idlib vivono, secondo stime approssimative, oltre 2 milioni e mezzo di civili e sfollati interni, che vi hanno trovato rifugio dopo innumerevoli “evacuazioni” imposte dal regime siriano. Trasferimenti forzosi che, secondo il Segretario generale dell'Onu, potrebbero costituire un crimine di guerra. Sul fronte diplomatico, domani è previsto l’incontro tra il presidente russo Putin e il suo omologo turco Erdogan. Sul tavolo l’applicazione del memorandum uscito dagli accordi di Astana. Nel frattempo, il futuro degli abitanti di Idlib e delle altre zone sotto attacco si fa giorno dopo giorno più drammatico.

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