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Siria, fiamme all’aeroporto di Damasco: forse raid di Israele contro gli Hezbollah

Fonti ufficiali parlano di una grossa esplosione seguita da un incendio nella zona di Seventh Bridge, nei pressi dello scalo internazionale. L’ipotesi è di un raid israeliano contro depositi di carburante e munizioni. Il ministro dell’Intelligence di Gerusalemme: “Incidente coerente con la nostra politica di prevenzione del traffico di armi avanzate dall’Iran a Hezbollah attraverso la Siria”.
A cura di Ida Artiaco
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Fiamme sull'aeroporto di Damasco, Siria (Getty).
Fiamme sull'aeroporto di Damasco, Siria (Getty).

Drammatico risveglio all'alba di giovedì mattina per la città di Damasco, in Siria. Gli attivisti dell'opposizione e alcuni osservatori hanno riferito di un vasto incendio, seguito ad un forte boato, che ha interessato la zona di Seventh Bridge, a circa 25 chilometri dalla Capitale e vicina all'aeroporto internazionale, stando a quanto riportato dal sito filogovernativo Damascus Now. Inoltre, immagini delle fiamme altissime sono state postate anche su siti libanesi filo-Assad, come il quotidiano online Al-Masdar. Non si registrano morti, ma solo danni materiali. "La deflagrazione è stata spaventosa – ha detto il direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahman -. In alcune zone sono ancora in corso le operazioni per spegnere il fuoco".

Ad esplodere, sempre secondi fonti locali, pare siano stati alcuni depositi di carburante, colpiti da un raid dell'aviazione israeliana con l'obiettivo di danneggiare le strutture logistiche delle milizie sciite che sostengono militarmente il regime di Bashar al Assad. Una accusa pesante, che però Israele stessa sembra indirettamente accreditare. "Posso confermare – ha affermato il ministro per l'Intelligence Israel Katz alla radio dell'esercito della Stella di Davide – che l'incidente in Siria è coerente con la nostra politica di prevenzione del traffico di armi avanzate dall'Iran a Hezbollah attraverso la Siria". Era stato lo stesso presidente Benjamin Netanyahu lo scorso marzo, in occasione di un altro raid, a indicare la strategia da seguire in questa difficile situazione. "Il premier lo ha detto chiaramente – ha continuato Katz -: ogni volta che informazioni di intelligence indicano l'intenzione iraniana di trasferire armi sofisticate in Siria, dobbiamo agire".

All'aeroporto di Damasco, infatti, atterrerebbero regolarmente aerei cargo con cui l'Iran, uno dei maggiori alleati nella regione del presidente Assad, rifornisce di armi l'esercito sciita libanese che combatte al fianco delle milizie siriane lungo il corridoio tra la Capitale e il Libano. Uno dei magazzini colpiti all'alba pare fosse utilizzato proprio come deposito di munizioni dai miliziani sostenuti da Teheran. Già in precedenza Israele aveva colpito proprio in questo territorio convogli e pattuglie sciite di entrambi i paesi, fino a che lo scorso 17 marzo la difesa antiaerea siriana non ha reagito e alcuni missili del sistema S-200 sono arrivati fin nello spazio aereo israeliano, uno dei quali è stato abbattuto a sua volta dall'Arrow-3 israeliano.

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