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Siria, colloqui di pace a rischio dopo la fornitura di armi ad Assad

Stati Uniti e Germania non hanno gradito la vendita di sistemi di difesa S-300. Rischiano di slittare di qualche mese i negoziati di pace.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo l'annuncio della vendita di armi ad Assad da parte della Russia, i colloqui di pace di Ginevra sono fortemente a rischio, mentre in Siria continuano i combattimenti che vedono, nelle fila dei ribelli, anche numerosi guerriglieri occidentali, perlopiù converti all'Islam. Alcuni di loro hanno recentemente perduto la vita.

Stati Uniti e Russia erano stati i promotori dei colloqui di pace di Ginevra: si sarebbero dovuti tenere nei primi giorni di giugno, ma gli eventi recenti potrebbero farli slittare di almeno un mese. Non solo la vendita di sistemi di contraerea al governo siriano, non solo le minacce di rispondere ad eventuali attacchi dell'aviazione israeliana, ma anche la richiesta dei ribelli di tenere Assad fuori da ogni trattativa stanno complicando di molto le cose. A ciò si aggiunga la probabile vendita all'esercito siriano di 10 aerei da combattimento Mig, sempre di produzione russa.

Guido Westerwelle, ministro degli esteri tedesco, ha dichiarato da Washington che la decisione di vendere batterie missilistiche S-300 alla Siria  non è stata una scelta saggia, "mentre stiamo faticosamente cercando di organizzare dei negoziati di pace". Gli ha fatto eco John Kerry, segretario di stato americano: "Chiediamo che non venga turbato il delicato equilibrio della regione. Gli armamenti forniti hanno un impatto fortemente negativo sulla stabilità dell'area, e mettono a rischio Israele". Ma d'altro canto la vendita degli S-300 non è stata casuale: la decisione è arrivata all'indomani della decisione dell'Unione Europea – fortemente sponsorizzata da Francia e Regno Unito – di togliere l'embargo di armi ai ribelli a partire da agosto. I paesi europei, dunque, potranno vendere materiale bellico ad una delle parti in causa della guerra civile siriana.

 

 

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