Iraq, rotto l’assedio imposto ai turcomanni. Siria, caschi blu circondati
Aggiornamento 13.20: E' andata in porto la controffensiva finalizzata a rompere l'assedio di Amerli, la città irachena che dal 18 giugno era minacciata dalle milizie jihadiste dell'Isis. La città, occupata per lo più da sciiti turcomanni, è stata liberata grazie ad un'operazione coordinata di truppe regolari irachene, volontari sunniti e Stati Uniti. Jassem Hamad, ministro per la Gioventù dell'Iraq, ha dato l'annuncio ufficiale: "le forze irachene sono riuscite a liberare la città, perlopiù popolata da sciiti turcomanni, dai ribelli".
Dopo i caschi blu delle Fiji, i ribelli siriani hanno circondato le postazioni dei peacekeeper filippini. Nei giorni scorsi, infatti, decine di soldati provenienti dalle Fiji sono stati presi in ostaggi, mentre i caschi blu sulle alture del Golan sono stati presi d'assedio. Inizialmente le postazioni prese di mira dai ribelli erano le 68 e 69, che avevano intimato ai caschi blu di consegnare le armi, ricevendone un rifiuto. Da quel momento è cominciato l'assedio di oltre settanta militari che ha visto comunque un primo gruppo riuscire a sfuggire dalla manovra di accerchiamento. L'altro gruppo, invece, è attualmente sotto il tiro del nemico.
Da più parti si levano voci e proposte contro il terrorismo jihadista. John Kerry, Segretario di Stato americano, ha parlato dalle colonne del New York Times di una "coalizione mondiale" contro l' "agenda di genocidio dello Stato islamico", che sappia far uso di diplomazia, supporti umanitarie e sostegno militare. Una cooperazione, secondo il politico statunitense, tanto più necessaria quanto più reale la minaccia del terrorismo "che va ben oltre la regione" del Medio Oriente. "E' evidente – prosegue ancora Kerry – che questi estremisti, lasciati senza controllo, non si fermeranno alla Siria e all'Iraq". Le parole del Segretario di Stato giungono dopo una serie di minacce rivolte all'Occidente da parte delle milizie jihadiste, spesso accompagnate a video di macabre esecuzioni.
Il re saudita Abudllah fa eco a Kerry ed esorta americani ed europei ad intervenire, perché l'Occidente "sarà il prossimo obiettivo degli jihadisti sunniti dello Stato islamico". Secondo il monarca saudita è necessario contrastare l'Isis (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante) in Iraq e in Siria quanto prima, anche per evitare che proseguano nel piano jihadista: "raggiungeranno l'Europa in un mese – avverte Abdullah – e l'America in un altro mese".
L'esercito iracheno, che in questi mesi è stato costretto a cedere continuamente posizioni, sta ora tentando di rompere l'assedio imposto dalle milizie dell'Isis ad Amerli, città nel nord dell'Iraq in cui sono asserragliati circa 12.000 sciiti turcomanni. Nell'operazione di "liberazione" sono coinvolte anche milizie paramilitari sciite, ma – soprattutto – la controffensiva beneficia dei raid aerei che da quasi un mese ha portato gli Usa a colpire le postazioni dell'Isis. Le ultime incursioni dal cielo si sono registrate tra venerdì 29 e sabato 30 agosto, quando quattro attacchi hanno distrutto altrettanti carri armati, tre veicoli e danneggiato un altro veicolo armato in forza allo Stato. In totale i raid aerei americani dall'8 agosto ad oggi sono stati 110.