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Siria, bombe su ospedale Msf ad Aleppo: almeno 30 morti, tra cui l’ultimo pediatra

Un altro attacco aereo contro una struttura di Medici senza Frontiere. Solo pochi giorni fa era stato colpito il centro di difesa dei diritti civili.
A cura di Giorgio Scura
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C'è anche un pediatra, il dottor Wassim (nella foto in basso) uno degli ultimi rimasti in città, tra le vittime di un vile bombardamento aereo in Siria, nella città di Aleppo. Nel mirino delle bombe un ospedale gestito da Medici senza Frontiere. Tra le vittime ci sono tre medici della Ong e almeno un bambino. L'edificio è stato distrutto. Secondo gli attivisti, i jet responsabili del massacro sono del regime di Assad.

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Le vittime sarebbe una trentina, tutti civili, tra cui donne e bambini. Lo riferisce l'Aleppo Media Center, una piattaforma di giornalisti e fotoreporter dei quartieri della città da sei giorni sotto il fuoco di bombe del regime di Damasco. Le fonti affermano che il raid ha colpito anche abitazioni nel quartiere di Sukkari, dove sorgeva l'ospedale al Quds. Il bilancio è destinato a salire, affermano le fonti, a causa dell'alto numero di civili gravemente feriti

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L'attacco arriva al termine di una settimana durissima per la popolazione civile con 49 vittime. Lunedì scorso un altro bombardamento aereo ha colpito il centro di difesa dei diritti civili di Al Atareb uccidendo 5 volontari.

Lo scorso ottobre un altro ospedale Msf fu colpito in Afghanistan causando 9 morte un altro in Siria lo scorso febbraio. 

 

Usa inviano 150 soldati

Il governo di Damasco ha denunciato oggi l'ingresso nel nord della Siria di 150 soldati Usa affermando che si tratta di un "chiaro atto di aggressione". Lo afferma una fonte del ministero degli Esteri citato dall'agenzia Sana. Nei giorni scorsi fonti di stampa arabe avevano detto che si trattava di una prima parte dei 250 militari che il presidente Barack Obama aveva detto di voler inviare in Siria.

Secondo il ministero degli Esteri di Damasco, i soldati americani sono sbarcati a Rmeilan, nel nord-est del Paese, in una base gestita da tempo dalle forze curde che combattono l'Isis con il sostegno degli Usa.

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