Siria, bombardato ospedale di Medici Senza Frontiere: uccise tre persone
Ancora bombe su un ospedale di Medici Senza Frontiere. Dopo i missili lanciati su una struttura sanitaria in Afghanistan a ottobre, con 30 persone uccise, e quelli a Erbin il mese successivo un altro presidio sanitario nel governatorato di Dara’a, nel sud della Siria, è stato colpito da un raid che ha provocato la morte di tre persone e il ferimento di almeno altre sei, tra le quali un’infermiera. Stando a quanto rivela MSF l'attacco all’ospedale di campo di Tafas, a circa 12 chilometri dal confine con la Giordania, è avvenuto nella notte del 5 febbraio ed ha causato, in seguito, la fuga verso le campagne circostanti di 20mila persone.
Un membro dello staff dell'ospedale di Medici Senza Frontiere ha raccontato: "Stavo arrivando all’ospedale per aiutare ad accogliere le persone che erano state ferite dagli attacchi aerei. Ma nel momento in cui ho raggiunto l’ospedale, sono rimasta io stessa ferita. È successo tutto molto velocemente. Ho visto quella che sembrava essere un’esplosione e poi un lampo di luce e dopo ho perso conoscenza per cinque minuti. I miei colleghi mi hanno visto sdraiata sul pavimento, sanguinante e mi hanno portato di corsa all’interno. Sono rimasta ferita dalle schegge su braccia e gambe”.
Chi siano i responsabili dell'attacco non è stato reso noto, ma trattandosi di aviazione le possibilità sono tre: la Coalizione Internazionale a guida statunitense; la Russia; oppure l'esercito di Assad, che dispone ancora di aerei da guerra. In attesa di conoscere i responsabili Medici Senza Frontiere ricorda che l'attacco "impoverisce ulteriormente il sistema sanitario siriano già molto indebolito e impedisce a più persone di accedere alle cure mediche di cui hanno disperatamente bisogno. Con il conflitto siriano arrivato al suo sesto anno, i bombardamenti aerei nel sud della Siria sono in aumento così come le perdite umane. L’uso indiscriminato di bombardamenti ha un grave impatto sia sui civili sia sulle strutture mediche". Malgrado gli appelli di autorevoli organizzazioni umanitarie a interrompere i raid indiscriminati dall'inizio del 2016 ben 13 ospedali sono stati colpiti da bombe, a dimostrazione che neppure i pazienti possono cercare di vivere in sicurezza.