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Sira, Usa pronti all’attacco, ma “solo con mandato Onu” (VIDEO)

Obama riferisce alla Cnn che gli Usa sono pronti per la guerra, ma l’ipotesi di potercela fare da soli è “sopravvalutata”. Intervenire senza l’Onu, inoltre, configurerebbe un problema di diritto internazionale.
A cura di Redazione
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L'idea che gli Stati Uniti da soli possano far cessare la guerra civile in Siria è "sopravvalutata". A dirlo è stato il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che alla Cnn ha espresso i propri dubbi su un intervento delle forza armate americane in Medio Oriente: "Se gli Stati Uniti intervenissero e attaccassero un altro Paese senza un mandato delle Nazioni Unite e senza chiare prove che possano essere presentate, allora sorgerebbero questioni in termini di diritto internazionale". Per questo motivo, Obama sta sì pensando all'eventuale attacco militare, ma solo col l'appoggio dell'Onu. E nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si finisce così per giocare una partita che difficilmente potrà sbloccarsi, con la resistenza della Russia che, da membro permanente delle NU, esprimerebbe probabilmente il proprio veto contro l'intervento armato.

A far precipitare la situazione l'eco internazionale delle immagini diffuse dai ribelli su un presunto attacco con armi chimiche da parte dell'esercito di Assad, che avrebbe causato almeno 500 morti. Oltre all'avallo dell'Onu, l'alto comando statunitense è in attesa di appurare se siano state impiegato o meno armi chimiche. Il presidente iraniano Rohani ne ha confermato l'uso, senza tuttavia specificare se ad usare tale arsenale sia stato il regime di Assad o i ribelli. Nell'attesa, ci si prepara per il peggio, se è vero, come sembrano confermare alcuni fonti dell'intelligence, che la US Navy sta arricchendo la propria presenza nel Mediterraneo.

Se guerra sarà, sarà dal mare e dal cielo, ma non da terra. La Reuters riporta che "una delle opzioni militari sarebbe infatti l'attacco dal mare". Nel mare che bagna le coste siriane sta infatti per arrivare la USS Mahan, con la quale salirebbero a quattro le navi capaci di bombardare il paese mediorientale. La guerra del Kosovo potrebbe dunque costituire un precedente utile, dal momento che oggi come allora, manca l'appoggio della Russia all'interno del Consiglio di sicurezza dell'Onu, mentre la strategia bellica che sembra profilarsi esclude categoricamente l'intervento via terra.

I leader europei guardano con attenzione quanto accade in Siria e i conseguenti movimenti della flotta statunitense.  Per il Segretario agli Esteri brittanico, William Hague, non ci sono dubbi: l'uso di armi chimiche da parte del governo è la sola "spiegazione plausibile per vittime così numerose in un'area così piccola". Le accuse si levano anche dalla Francia, per la quale parla da Ramallah, in Cisgiordania, il Ministro degli esteri Laurent Fabius, per il quale "tutto indica che il regime di Bashar al-Assad abbia condotto un attacco chimico questa settimana nei pressi di Damasco", avvertendo poi che "Per un massacro di tale gravità non potrà non esserci una reazione forte". Carl Bildt, Ministro degli esteri svedese, trova invece "difficile giungere ad una conclusione che non sia quella dell'uso di sostanze chimiche nell'attacco condotto dalle forze del regime". Il ministro italiano Emma Bonino ha ricordato che "avere un'informazione certa su cosa è avvenuto è la precondizione per pensare a qualunque tipo di reazione".

Il governo di Damasco ha ritorto ai ribelli l'accusa di usare gas nervino. Secondo quanto riferito dalla tv di stato, infatti, sarebbero stati i suoi oppositori ad usare armi illecite, fornite per di più da aziende di nazionalità saudita, qatariota e tedesca. Secondo l'emittente in un tunnel scavato dai ribelli a Jobar, un sobborgo di Damasco, sarebbe stato trovato materiale chimico in cui era possibile leggere "Made in Saudi Arabia". Altri barili di agenti chimici sarebbero stati invece prodotti da una multinazionale tedesco qatariota.La tv di stato siriana ha puntato il dito contro Arabia Saudita, Qatar e Germania, indicandoli come i paesi che hanno fornito armi chimiche ai ribelli. L'emittente ha riferito di un presunto ritrovamento di materiale chimico in un tunnel dei ribelli a Jobar, sobborgo di Damasco. Su alcuni barili che contengono gli agenti chimici, secondo la tv, si legge "Made in Saudi Arabia", mentre altri provengono da una societa' multinazionale tedesco-qatariota.

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