Sinodo sulla Famiglia, è spaccatura totale tra i cardinali
Nuvole nere si adombrano sul Sinodo straordinario sulla Famiglia, in corso di svolgimento in Vaticano. La spaccatura tra tradizionalisti e progressisti è ormai acclarata ed emergono malumori anche nei confronti di papa Francesco, che avrebbe deciso d’imperio di non fare approvare alla fine dei lavori un documento, la Relatio Finalis, che i padri sinodali avrebbero dovuto votare articolo per articolo, così come avvenuto lo scorso anno. In questo caso, le tesi favorevoli ai progressisti sarebbero sonoramente bocciate. La preoccupazione di alcuni è che il Papa possa decidere, in maniera autonoma, di fare sintesi dei lavori stabilendo nuove direttive pastorali su alcuni dei tempi più scottanti per gli anni a venire.
Il clima è tesissimo e, proprio come nel Sinodo del 2014, sono due gli argomenti che stanno spaccando la platea di altri prelati: l’ammissione dei divorziati risposati alla comunione e l’apertura agli omosessuali. Temi sui quali, ha dichiarato qualche settimana fa il prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Santo Uffizio, il tedesco Gerhard Mueller, la Chiesa cattolica rischia seriamente lo scisma: da parte dei cattolici di più larghe vedute se non si verificheranno le aperture attese; da parte dei cattolici più ortodossi se sarà dato campo libero alle richieste di divorziati risposati e gay. Lo scandalo di monsignor Charamsa, il monsignore polacco che lavorava in Vaticano ed ha fatto coming out, presentando al mondo il suo compagno e definendo la Chiesa “omofoba” non ha fatto altro che esacerbare ancora di più gli animi, dall’una e dall’altra parte.
Le notizie che escono fuori dalle sale dove si tiene il Sinodo sono frammentarie e generano ulteriore confusione. La sala stampa vaticana non sta distribuendo ai giornalisti dei report dettagliati su quanto sta avvenendo nel chiuso delle stanze. Molti padri sinodali hanno lamentato la mancata traduzione nelle loro lingue dei documenti, chiarendo che, in questo modo, è più difficile prendere delle decisioni. Aspre critiche sono giunte da più parti alla relazione iniziale del cardinale ungherese Peter Erdo, che conteneva inviti espliciti a riaffermare con forza la dottrina tradizionale. A questo si aggiunge che sul Sinodo aleggia “il fantasma” del convitato di pietra Benedetto XVI, sempre più visto che punto di riferimento dall’ala tradizionalista, che avrebbe fatto irritare Francesco avendo lodato l’opera di uno dei cardinali propugnatori delle tesi ortodosse, l’africano Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino.
A peggiorare le cose il rincorrersi di notizie su una lettera molto dura che tredici influenti cardinali avrebbero firmato ed inviato a papa Francesco, chiedendogli di rimanere saldo sulla dottrina tradizionale. Dopo che ben quattro dei cardinali di cui era stato fatto il nome hanno affermato di non aver mai firmato nè di essere a conoscenza della missiva, il porporato australiano George Pell, che per conto di Francesco ha la supervisione sugli affari economici vaticani, ha chiarito di essere l'estensore della lettera, la cui sola esistenza ha procurato nuove e forti tensioni tra i padri sinodali.
Uno scontro così forte nella Chiesa cattolica non si vedeva dai tempi del Concilio Vaticano II, che pure provocò uno scisma, quello di monsignor Lefevbre. Da una parte ci sono i cardinali di Curia, soprattutto gli italiani, insieme agli africani, che ritengono inammissibili le richieste di cambiare la disciplina facendo concessioni a divorziati risposati e gay; dall’altra ci sono, con punto di riferimento il cardinale Walter Kasper, gli alti prelati tedeschi, dell’Europa centro-settentrionale ed una parte dei sudamericani, terre in cui il cristianesimo vive una delle crisi di spopolamento più drammatiche della sua storia, che provano a porre un argine alla fuga di fedeli ammorbidendo la dottrina. Papa Francesco sarà costretto a mediare tra le due fazioni e a trovare una soluzione che stia bene a tutti. Altrimenti, non è detto che la guerra vaticana non continui dopo il Sinodo avendo proprio lui come bersaglio. Benedetto XVI si dimise soprattutto perché non riusciva più a governare il caos nelle segrete stanze e qualcuno già ammette sotto voce che si potrebbe provare a fare il bis costringendo Francesco a lasciare spazio ad un nuovo pontefice.