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“Signor Trump, per favore negozi coi talebani”, estremo appello dei docenti rapiti a Kabul

Il professore australiano Timothy Weekes e il collega americano Kevin King apparsi per la prima volta in un video dopo la loro scomparsa in Afghanistan: “Trattate coi talebani o saremo uccisi”
A cura di Antonio Palma
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"Se resteremo qui ancora a lungo saremo uccisi", è il disperato appello lanciato attraverso un video, poi diffuso online, dal professore australiano Timothy Weekes e dal collega americano Kevin King, entrambi rapiti a Kabul, in Afghanistan la scorsa estate. Dopo la loro scomparsa, nel mese di agosto, i talebani  avevano annunciato che erano stati rapiti ed erano nelle loro mani ma questa è la prima vera prova pubblica della loro esistenza in vita dopo la loro sparizione. Nel video i due, sofferenti e con le barbe lunghe, fanno un disperato appello alle autorità dei loro Paesi e in particolare agli Stati Uniti affinché trattino con i rapitori per il rilascio.

"Non voglio morire, non da solo e non qui, ho paura", spiega nel video con le lacrime agli occhi Timothy Weekes, chiedendo ai membri della sua famiglia di parlare con le autorità per ottenere la sua liberazione. A quanto sembra i talebani avrebbero richiesto per la loro liberazione uno scambio di prigionieri. A confermarlo sono le parole dello statunitense Kevin King. "Non sappiamo per quanto tempo i talebani saranno pazienti con noi", ha dichiarato infatti l'uomo, spiegando che saranno giustiziati se non ci sarà uno scambio con i prigionieri talebani detenuti presso la base aerea di Bagram e la prigione di Pul-e-Charkhi.

Per questo l'uomo si è rivolto direttamente al presidente Usa neo eletto che nei prossimi giorni assumerà l'incarico: "Signor Donald Trump, ve lo chiediamo per favore, avvii negoziati con i talebani. Se non lo farà saremo uccisi. Siamo nelle vostre mani". Secondo quanto affermato da uno dei prigionieri, il video sarebbe stato girato il 1 gennaio scorso ma la circostanza non è verificabile. Come ricordano i media Usa, i due sono stati catturati mentre erano impegnati all'università di Kabul. Nei mesi scorsi le forze armate Usa avevano anche tentato un blitz in un possibile covo per liberarli ma senza successo.

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