“Sicuro e delizioso”: il premier giapponese mangia pesce crudo pescato nelle acque di Fukushima
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida e tre ministri dell'esecutivo hanno mangiato del pesce crudo pescato lungo la costa di Fukushima. Il video del pranzo, organizzato mercoledì 30 agosto, è stato ripreso e diffuso nel tentativo di ridurre le preoccupazioni dei cittadini per i rischi conseguenti lo sversamento in mare delle acque di raffreddamento della centrale nucleare Daiichi, opportunamente trattate per abbatterne la radioattività.
Lo tsunami del 2011 e il pranzo organizzato dal premier
L'impianto è infatti stato colpito dallo tsunami che nel marzo 2011 devastò la costa nord-orientale del Paese, provocando la morte di oltre 20mila persone e la fusione dei noccioli dei reattori della centrale. Secondo quanto riferito dal ministro dell'Economia e dell'Industria Yasutoshi Nishimura, presente al pranzo a base di sashimi, il premier e i tre ministri hanno mangiato platessa, polpo e spigola crudi, insieme a piatti a base di maiale bollito, frutta e verdure di vario tipo.
"Abbiamo organizzato questo pranzo per supportare la regione dello Sanriku Joban (che si trova lungo la costa giapponese che affaccia a Nord sul Pacifico e che include Fukushima, ndr)", ha detto Kishida ai giornalisti presenti all'incontro. "Supportiamo i prodotti ittici giapponesi, che sono sicuri e deliziosi, anche quelli provenienti da Fukushima", ha aggiunto rivolgendosi alle telecamere.
Le critiche da parte di pescatori e Paesi vicini
Il progetto dello sversamento è stato fortemente criticato dai pescatori locali e dai Paesi vicini. La Cina ha immediatamente bandito il pesce del Giappone e a Seul, in Corea del Sud, molte persone hanno manifestato in strada per condannare la decisione, chiedendo al governo giapponese di tenere le acque nelle cisterne in cui erano contenute.
Le autorità nipponiche e quelle della centrale hanno fatto sapere che le acque usate per il raffreddamento, opportunamente trattate, e che ora ammontano a circa 134 milioni di tonnellate, devono essere necessariamente rimosse e progressivamente sversate per costruire nuovi sistemi che consentano di ripulire e smantellare il sito, operazione che dovrebbe richiedere decenni.