“Siamo sopravvissuti, ora vogliamo riabbracciarci e piangere”, le voci da Gaza dopo l’accordo Israele-Hamas
“Piangerò, piangerò, e poi piangerò ancora. Voglio riabbracciare mia madre e poi chiudermi in una stanza a piangere, versare tutte le lacrime che non mi è stato concesso di piangere”, ripete incessantemente Mohammed Almajdalawi dal suo cellulare in una tenda di Deir Al Balah, nel sud della Striscia. Alla domanda "cosa vorrà fare domenica se davvero su Gaza non cadranno più bombe", risponde solo: “Piangere e far uscire tutta la mia rabbia”.
Tra le urla di gioia, gli spari in aria e le migliaia di manine di bambini e bambine che con le dita puntate verso il cielo fanno il segno della vittoria, Gaza ieri sera è stata gettata in una voragine di felicità, stupore e paura. Dopo più di 45 mila corpi fatti a brandelli dai droni israeliani, la Striscia e i suoi 42 milioni di tonnellate di detriti vanno incontro per la prima volta dal 7 ottobre 2023, a quello che potrebbe finalmente essere un cessate il fuoco duraturo.
"Durante questi quindici mesi di guerra ho creduto di essere forte come una montagna, tutti i miei amici fuori da Gaza mi dicevano che il genocidio non mi aveva cambiato, che ero sempre allegro e sorridente, ma io adesso voglio solo piangere. Io non sono una montagna – continua Mohammed – ho perso tutti, ho perso i miei amici, ho perso i miei fratelli, i miei compagni. Devo dare sfogo al dolore, quello che ci hanno inflitto senza permetterci di attraversarlo, voglio poterlo fare almeno per un giorno e dopo rialzarmi e provare a ricostruire”.
Durante questi mesi Mohamed non ha mai smesso, come tanti altri volontari, di lavorare per l’Ong italiana ACS all'interno della Striscia. Aiutava gli sfollati mentre lui stesso viveva dentro una tenda con la sua famiglia, distribuiva il cibo mentre anche i suoi figli erano in fila per un pezzo di pane, aiutava a connettere la Striscia con il resto del mondo, rischiando di essere preso di mira dall’esercito israeliano, come gli oltre 200 giornalisti e operatori dell'informazione palestinesi uccisi a Gaza negli ultimi 15 mesi.
“Ho paura del cessate il fuoco – ammette al telefono con Fanpage.it – con il cessate il fuoco mia sorella sarà morta. So bene che non c’è più, ma essere costretto a dover sopravvivere mi ha tenuto lontano dalla sua assenza. Ho perso 70 membri della mia famiglia tra fratelli, cugini, nipoti, zii e zie adesso ho paura di tornare sulle macerie della mia casa e fare i conti con cosa manca. Ho paura di dover cercare chi è morto, ho paura di cercare le mie memorie tra i muri fatti a pezzi della mia camera, ho paura di accompagnare la mia mamma li dove non troverà la propria casa, non troverà sua figlia, i suoi nipoti, mi fa paura scopre che la gente manca”.
A questo, invece, Sami Abuomar non ci pensa. Almeno non adesso. “Questo è il tempo di festeggiare – dice Sami, operatore umanitario di Acs, – la gente è contenta per le strade, i bambini vanno sulle bici, hanno tutti la bandiera palestinese in mano. C’è tanta felicità, finalmente ce l'abbiamo fatta, finalmente siamo arrivati a una tregua e siamo sopravvissuti. Speriamo sia duratura e che la gente possa ricominciare a ricostruire e a sperare”.
E dalla sua tenda anche il piccolo Ahmed sembra aver ritrovato un po' di speranza. “Ho sentito che la guerra è finita e non posso crederci”; dice sorridendo in uno dei suoi video Instagram prima di essere raggiunto telefonicamente da Fanpage.it, “sono così felice, poco prima di leggere la notizia stavo piangendo perché non trovo le medicine per la mia mamma, ma poi ho sentito del cessate il fuoco e ho cominciato a ridere incredulo. È incredibile, sono sopravvissuto per 1 anno e 5 mesi. Spero di ritrovare i miei compagni a scuola”, continua Ahmed che ha solo 14 anni, “prima di questo momento pensavo di non avere un futuro ma adesso sogno di poter vivere come chiunque altro bambino nel mondo e sogno di studiare in America e diventare un biologo”.
Intanto, però, devono passare ancora tre giorni prima che l’esercito israeliano smetta di bombardare Gaza, e in un luogo dove gli equilibri politici sono fragili almeno quanto la vita degli esseri umani, è bene rimanere lucidi.
"Negli scorsi giorni l’esercito israeliano ha bombardato come non mai – continua Mohammed – non mi stupirebbe se lo facesse anche nei prossimi, prima di domenica. In questi mesi Israele ha rubato il futuro dei nostri bambini, non c’è più un ospedale, non una scuola. Come dovrà crescere un bambino di quattro anni che ha avuto le responsabilità di un trentenne, come una bambina di dieci anni costretta ad essere madre per i fratelli rimasti orfani, come un bimbo che ha visto morire la madre abbracciata al fratellino? Come possiamo cancellare il ricordo ai nostri figli? Oggi questi bambini non hanno più un futuro e noi non abbiamo i mezzi per darglielo. Per questo la guerra inizierà quando sarà finita”.