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Si ammala nelle miniere e muore, l’autopsia dà speranza a migliaia di altri minatori

Solo l’autopsia dopo la morte dell’uomo ha dimostrato che i suoi problemi di salute erano dovuti al lavoro in miniera dando speranza ad altri casi come il suo.
A cura di A. P.
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Dopo 35 anni nelle miniere si ammala e muore, dopo anni di battaglia legale solo l'autopsia riconosce la correlazione tra lavoro e malattia e dà speranza a migliaia di altri minatori. È la storia di Steve Day che dopo aver lavorato per molti anni nelle miniere di carbone nel sud della West Virginia ha iniziato ad avere problemi di salute. L’uomo in poco tempo ha dovuto ricorrere ad una serbatoio di ossigeno, dal quale doveva respirare 24 ore su 24. Tutti i medici che lo hanno visitato e controllato, circa una dozzina, sono stati d’accordo nel ritenere che il suo problema era dovuto al polmone nero. Steve a quel punto ha cercato di ottenere dal suo datore di lavoro l’indennizzo che spetta in questi casi, come stabilito da una legge federale. L’uomo però nel 2013 perse la causa. Il giudice infatti gli diede torto dopo aver ascoltato il parere del dottor Paul Wheeler e del resto del gruppo di medici del Johns Hopkins Medical Institutions che di solito viene interpellato per stabilire la veridicità di quanto afferma un minatore in questi casi. Per il dottor Wheeler i problemi dell’uomo non erano dovuti al polmone nero, ma ad altre cause come “tubercolosi, o una infezione fungina causata da esposizione a escrementi di uccelli o pipistrelli”.

L’autopsia ha tolto ogni dubbio

Steve chiaramente non si arrese e otto mesi prima di morire ha presentato una nuova domanda con nuovi test sui suoi polmoni, ma la morte lo ha colpito prima di riuscire ad avere giustizia. Dopo il decesso dell’uomo però tutto è sembrato chiaro, l’autopsia infatti ha mostrato che Steve aveva un polmone nero, anzi aveva uno dei casi più gravi di polmone nero. “La maggior parte dei suoi polmoni era stato sostituito da tessuto cicatriziale con polvere di carbone", ha detto il dottor Francis Green, professore di medicina presso l'Università di Calgary e uno dei massimi esperti mondiali sulla patologia del polmone nero. A questo punto la famiglia vuole vederci chiaro e capire cosa sia accaduto anche perché le stesse diagnosi del dottor Wheeler hanno impedito anche ad altre persone di percepire l’indennizzo. Anche perché molti medici ritengono “preoccupante" che un specialista accreditato come Wheeler non riconosca un caso così grave come quello di Steve. Al momento un portavoce del Johns Hopkins Medical Institutions ha fatto sapere che il programma  di lettura dei raggi X utilizzato da Wheeler per diagnosticare il polmone nero è stato sospeso, in attesa di una revisione interna

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