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Sì ad aborto, sacerdozio femminile ed unioni gay: le proposte choc di un gruppo di teologi

Due documenti firmati da numerosi teologi progressisti invitano il Sinodo sulla Famiglia a cambiare completamente il volto della Chiesa.
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Consentire l’aborto entro l’ottava settimana dal concepimento; ammettere al sacerdozione le donne; riconoscere le unioni omosessuali; ammettere i divorziati risposati alla comunione. Non sono le proposte di un gruppo oltranzista di estrema sinistra, ma le richieste al Papa e al Sinodo sulla Famiglia contenute in due distinti documenti firmati da gruppi di teologi, biblisti, giuristi ed esperti in pastorale spagnoli, portoghesi e sudamericani, alcuni dei quali già saliti alla ribalta negli scorsi decenni per le loro posizioni anticonformiste all’interno della Chiesa. Tra di loro, Leonardo Boff e Frei Betto, due tra i maggiori esponenti della “teologia della liberazione”, fortemente condannata da Giovanni Paolo II, ma tollerata, se non sposata, dall’argentino papa Francesco. Uno dei documenti è stato affidato al cardinale honduregno Oscar Maradiaga, uno tra i più vicini al pontefice, noto per le sue posizioni progressiste, affinchè lo presentasse al Sinodo della Famiglia, cosa che finora non è avvenuta.

“Non appartiene alla fede della Chiesa – si legge in uno dei documenti – il fatto di mantenere intatto un determinato modello di famiglia, che è proprio di un tempo e di una cultura. Secondo i Vangeli, Gesù di Nazareth fu profondamente critico con il modello di famiglia del suo tempo e della sua cultura.” Per questo motivo “devono essere riconosciuti nella Chiesa cattolica l’omosessualità e i matrimoni onomessuali, in ugualglianza di condizioni con gli eterosessuali”; “deve essere modificata la condanna indiscriminata dell’interruzione volontaria di gravidanza da parte del magistero ecclesiastico. Deve essere rispettato il diritto delle donne a decidere secondo coscienza su questa materia”; “non esistono ragioni bibliche, teologiche, storiche, pastorali ed in particol modo dogmatiche per escludere gli uomini sposati o le donne dal ministero ecclesiale”;  “crediamo che il Sinodo dei vescovi debba facilitare l’accesso alla comunione eucaristica alle persone separata o divorziate che si risposino, senza imporre loro alcuna correzione. I credenti sono soggetti morali con capacità di decidere liberamente su questo terreno. Ogni decisione deve essere rispettata.”

Un’altra tegola, quindi, cade sul travagliatissimo Sinodo sulla Famiglia, che si sta tenendo in questi giorni a Roma e che entra nel clou proprio questa settimana. Le richieste dei teologi di lingua spagnola e portoghese sono troppo dirompenti e non potranno essere accettate dai padri sinodali, che per ora sembrano spaccati soprattutto sul tema della comunione ai divorziati risposati, mentre la chiusura verso un riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso sembra più molto netta. Il clima all’interno del sinodo non è affatto buono e papa Francesco ha già deciso che alla fine dei lavori non ci sarà una dichiarazione comune votata punto per punto da cardinali, vescovi e sacerdoti, ma, piuttosto, sarà lui stesso a prendere tutte le decisioni del caso in merito agli argomenti trattati. Questo spaventa i padri più tradizionalisti, che sono ancora in maggioranza nel Sinodo, ma temono che Francesco, in nome della “misericordia” per i peccatori, cambi, con un colpo di mano, alcune delle dottrine bimillenarie della Chiesa cattolica.

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