Shock negli Usa: duemila reduci di guerra furono lobotomizzati

Oltre duemila reduci statunitensi della seconda Guerra Mondiale tra gli anni '40 e '50 furono lobotomizzati con l'autorizzazione del governo. L'agghiacciante rivelazione arriva dal quotidiano Usa Wall Street Journal che ricostruisce l'intera vicenda attraverso un'inchiesta in cui vengono citati rapporti del governo, lettere e memorie. In particolare viene ricostruita la storia di un ex pilota ora novantenne, Roman Tritz, che subì nel 1953 il trattamento riservato ai militari con problemi e disturbi psichici. Secondo il quotidiano americano, la Veterans Admininistration, di fronte alla crisi psichiatrica dei reduci di ritorno dal fronte, decise di sottoporre a lobotomia tutti i soldati che tornati dai campi di battaglia mostrassero segni di malattie psichiatriche come schizofrenia, depressione e psicosi. L'intervento neurochirurgico, autorizzato dall'agenzia pubblica che si occupava dei reduci di guerra,  era ritenuto molto innovativo all'epoca e divenne molto popolare su quei pazienti su cui l'elettroshock non aveva avuto effetti. La lobotomia prevedeva la trapanazione del cranio nei punti sui quali si voleva intervenire per poi recidere le connessioni della corteccia prefrontale dell'encefalo.

Documenti incompleti – Secondo i documenti del Wall Street Journal, tra il primo aprile 1947 e il 30 settembre 1950 i dottori della Veterans Administration sottoposero a lobotomia 1.464 veterani in 50 ospedali, dati a cui  vanno aggiunti altri pazienti operati successivamente che portano il totale a poco meno di duemila. L'incompletezza dei dati in realtà fa temere che i veterani sottoposti all'intervento furono molti di più anche se il dipartimento degli affari dei Veterani ha dichiarato di non avere nessun documento che attesti l'autorizzazione al piano o l'ampiezza.