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Shalabayeva, il Premier Kazako: “Può tornare in Italia ma con cauzione e garanzie”

Il primo ministro kazako Serik Akhmetov apre alla possibilità di un ritorno della moglie del dissidente Ablyazov espulsa dall’Italia, spiegando però che deve essere formalizzata una richiesta esplicita e che le autorità italiane dovranno fornire garanzie per il suo rientro.
A cura di Antonio Palma
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Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Ablyazov prelevata dalla sua casa di Roma e rimpatriata nel suo Paese, potrebbe tornare in Italia a patto che sia pagata una cauzione  e vengano assicurate delle garanzie da parte del nostro governo. Lo ha spiegato il primo ministro kazako, Serik Akhmetov in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera aprendo quindi un nuovo scenario nella complicata vicenda dell'espulsione della donna e di sua figlia.  "Dal punto di vista legale, la possibilità di un ritorno di Alma Shalabayeva e di sua figlia in Italia non si esclude" ha spiegato infatti il Premier Kazako, aggiungendo che "per questo la signora deve rivolgersi agli organismi competenti kazaki con la richiesta di consentirle la libera circolazione anche all'estero, dietro cauzione". "In questo caso alla Repubblica del Kazakistan occorreranno garanzie da Roma" ha sottolineato però Akhmetov spiegando che per il ritorno della Shalabayeva a Roma le autorità italiane devono assicurare che "in futuro la signora si presenti davanti a un ente di persecuzione penale del Kazakistan qualora ce ne fosse bisogno".

Per quanto riguarda il trattamento nel suo Paese il Premier kazako ha assicurato che per Alma Shalabayeva "è stata temporaneamente adottata la misura dell'obbligo di dimora, ma è completamente libera di circolare per la città di Almaty e di comunicare con chi vuole" "Nei giorni scorsi sono andati a trovarla i deputati polacchi Sventsitskij, Makovskij, Chislinskij e Rybakovich nonché il consigliere dell'Ambasciata d'Italia Ferrara" ha sottolineato Akhmetov ricordando che la signora è accusa di essere "coinvolta in delitti legati a tangenti pagate a ufficiali del servizio di migrazione e di giustizia della regione di Atyrau per fabbricazione illegale e rilascio di passaporti" e che "Non viene assolutamente sottoposta a torture, trattamenti crudeli, disumani, umilianti o a punizioni".

 

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