Shahzada Dawood e il figlio Suleman avevano perso il volo e temevano di non salire sul Titan
Shahzada Dawood e il figlio Suleman, due delle cinque vittime del Titan, avevano perso il volo e temevano di non riuscire a salire sul sommergibile che poi è imploso in fondo all'Oceano Atlantico durante la spedizione verso il relitto del Titanic uccidendo le cinque persone a bordo. A raccontare il terribile destino di padre e figlio è stata la moglie del miliardario britannico-pakistano e madre del 19enne, Christine Dawood.
I due infatti erano volati a Toronto, in Canada, il 14 giugno scorso, ma il loro successivo volo che avrebbe dovuto portarli a St John's per unirsi alla spedizione era stato cancellato. I due in quel momento hanno temuto di non poter partecipare all’immersione, un evento che in realtà avrebbe cambiato i loro destini. "In realtà eravamo tutti abbastanza preoccupati di perdere il volo successivo. Col senno di poi, ovviamente, vorrei che fosse andata così” ha dichiarato la signora Dawood che era volata con marito e figli e per giorni e fino all’ultimo ha sperato che i soccorsi potessero darle una buona notizia.
La signora Dawood e la figlia Alina, 17 anni, infatti erano rimaste a bordo della nave madre del Titan, la Polar Prince, dopo aver salutato il 58enne e il 19enne per quella che si sarebbe rivelata l’ultima volta. Sono state loro a scattare l’ultima foto in vita di padre e figlio mentre sorridevano abbracciati prima di salire a bordo del sommergibile durante il viaggio da 250.000 dollari a testa che li ha visti morire insieme ad altre tre persone tra cui l'amministratore delegato di OceanGate Stockton Rush.
Secondo la donna, era stato quest’ultimo a chiedere un incontro col marito per convincerlo a salire sul mini sommergibile. “Ci ha detto che era più sicuro che attraversare la strada", ha raccontato la moglie di Dawood. Con loro tre sono morti l'esperto francese del Titanic Paul Henry Nargeolet, 77 anni e Hamish Harding, avventuriero miliardario britannico di 58 anni.
In realtà inizialmente su quel sommergibile verso il Titanic doveva salirci proprio la donna ma tutto era stato rimandato a causa della pandemia e quest’anno la famiglia ha deciso che sarebbe stato il 19enne ad accompagnare il padre. I due si erano preparati a lungo ed erano entusiasti di intraprendere l’avventura, secondo Christine Dawood.
Le fasi iniziali dell’immersione erano andate come previsto. “Sembrava una buona giornata” ha raccontato la donna, un ‘ora e mezza dopo però ha sentito qualcuno dire che la comunicazione col Titan era andata persa. Ha cercato subito di informarsi andando sul ponte di comando della nave, dove una squadra aveva monitorato la discesa, ma le è stato detto di non preoccuparsi perché le comunicazioni potevano essere inaffidabili.
“Guardavo l'oceano sperando potessi vederli emergere", ha raccontato la donna. Dall’Oceano però i cinque a bordo del Titan non sono più riemersi. Il sommergibile era imploso lo stesso giorno dell’immersione, come si è scoperto cinque giorni dopo con il ritrovamento dei detriti del sottomarino sul fondo.