Sesso on-line, così i terroristi dell’Isis “abbordano” ragazzine sul web
Nel suo profilo, pubblicato su un sito di incontri online, Mark John Taylor, un quarantenne della Nuova Zelanda, elenca le sue qualità migliori: insegnante, con un “buon senso dell’umorismo” e una “predisposizione alla vita coniugale”. Sembra possedere tutti i requisiti di un buon pretendente. Ma appena si scopre il suo indirizzo attuale, le cose cambiano. Taylor, infatti, vive a Raqqa, la “capitale” siriana del sedicente Califfato islamico. Non solo, il 30 marzo è apparso in un video propagandistico dell’Isis. Insomma, un foreign fighter devoto alla causa jihadista. Come se non bastasse, risulta schedato dalle autorità degli Stati Uniti come terrorista internazionale.
Taylor, ex soldato dell’esercito neozelandese, con il nickname di "AbuJohnDaniel", sta cercando moglie su islamicmarriage.com, un sito di incontri molto popolare in tutto il mondo islamico. E non è il solo terrorista a sognare di incontrare l’anima gemella su internet. A scoprirlo è stato il Memri (Middle East Media Research Institute), un istituto no-profit con base a Washington, da anni impegnato a controllare le attività online della galassia jihadista. I ricercatori sospettano che islamicmarriage.com non sia l’unico sito di incontri virtuali utilizzato dalle rete terrorista. Anat Agron, l’analista di Memri e autrice del rapporto, ha dichiarato a Voice of America (Voa) che i membri dell’Isis hanno iniziato ad usare i siti di incontri online solo recentemente. “Prima i jihadisti utilizzavano Twitter e Facebook per cercare moglie”, ha affermato Agron. “Ma la sorveglianza costante dell'intelligence occidentale li ha portati ad essere più cauti. In molti hanno capito che questi social sono sempre più pericolosi, e alcuni di loro probabilmente sono finiti in prigione”, ha aggiunto la ricercatrice.
Nozze e jihad
A confondersi tra le migliaia di utenti alla ricerca di un partner con credenze religiose e culturali simili – continuano gli analisti del Memri – ci sono diversi estremisti islamici. Come Taylor, appunto, che su islamicmarriage.com racconta di essersi convertito all'Islam tredici anni fa e di vivere a Raqqa da dieci mesi. "Ho bisogno di una donna musulmana virtuosa – il suo messaggio – che voglia migrare qui (in Siria, ndr), Inshallah”. Nel sito non mancano neppure le donne: "ModestMuslimah", una somalo-americana di ventisei anni di Minneapolis, in Minnesota. “Spero un giorno di andare a compiere il Jihad – scrive nel suo profilo – e lottare fianco a fianco con i miei fratelli e sorelle”. Tra i combattenti stranieri dell’Isis su islamicmarriage.com c’è anche "MujahidSham", nickname di un adolescente britannico in cerca di una donna “che voglia unirsi a me”. E poi, "Abu.Bakr1″, un ventiquattrenne già sposato con il desiderio di una seconda moglie: “Seguo il Corano e la Sunna e voglio che la mia partner faccia lo stesso. La vorrei qui in Siria, dove mi trovo adesso".
Giovani, musulmane e occidentali adescate su internet
Non è la prima volta che appaiono online gli annunci di matrimonio dei fanatici islamici. Nel 2014, JihadMatchmaker, un account Twitter, si occupava di organizzare le nozze tra donne musulmane e jihadisti. Accusato di incoraggiare ragazze suggestionabili ad unirsi all'Isis, JihadMatchmaker è stato chiuso non prima di aver raggiunto quasi quattrocento follower, tra cui molte giovani occidentali. Come Samya Dirie e Yusra Hussein, due adolescenti inglesi scappate di casa nel 2014 per andare a vivere nel Califfato. Lo stesso destino di Kadiza Sultana, una ragazzina di Londra di soli sedici anni, partita assieme a due amiche con la promessa di una vita felice nello Stato islamico e uccisa nel 2016 in un bombardamento in Siria.
Una realtà di sottomissione e violenza
Islamicmarriage.com non è l’unica piattaforma usata dai foreign fighters per trovare un partner. Solo pochi giorni fa una giovane donna marocchina raccontava dell'inferno in cui era precipitata dopo il matrimonio con un estremista inglese, conosciuto su Muslima.com, altro sito di incontri online molto noto tra i musulmani in cerca di un partner. Per la propaganda dell’Isis, le ragazze che si uniscono alla causa jihadista troveranno un affascinante principe azzurro ad attenderle. La realtà è ben diversa: le donne finiscono per essere prigioniere dei loro mariti, trattate come un oggetto. Le violenze, inoltre, sono quotidiane come ha raccontato Khadija, un ex sposa dell’Isis. “I combattenti sono brutali con le donne, anche con le loro mogli” – confessò alla Cnn – ed sono frequenti i casi in cui finiscono al pronto soccorso dopo essere state malmenate o violentate”.
Sempre meno “spose della jihad”
L’uso di siti di incontri online suggerisce comunque che per i militanti dello Stato islamico sta diventando sempre più difficile trovare una donna disposta a condividere la propria vita sotto il Califfato. Le recenti sconfitte sul piano militare e, soprattutto, le storie di orrore e violenza perpetrate dai fanatici islamisti, sono servite a smontare il fascino del matrimonio “perfetto” con un combattente. Nel 2016, le rivelazioni di una donna tunisina, ex jihadista, svelarono i dettagli raccapriccianti degli abusi ad un’adolescente austriaca fuggita di casa, assieme ad un’amica, per unirsi all'Isis. Samra Kesinovic, a soli diciassette anni, divenne la schiava sessuale degli estremisti che, dopo averla violentata per mesi, la picchiarono fino ad ucciderla per evitare che scappasse da Raqqa. Non si conosce il numero esatto delle “spose della jihad” ma per le autorità inglesi sarebbero circa cento le donne britanniche che dal 2015 sono andate a vivere in Siria o Iraq. L'Istituto per il Dialogo Strategico, un think tank inglese, stima che potrebbero essere addirittura cinquecento le mogli occidentali dei jihadisti. Un numero, comunque, non destinato ad aumentare: secondo gli analisti, infatti, le ragazze occidentali o nordafricane disposte a sposare un jihadista sono sempre meno. Alle difficoltà per entrare in Siria – Paese dilaniato da oltre sei anni di guerra – si è aggiunta la stretta sorveglianza negli aeroporti europei per impedirne le partenze.