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Sempre più Paesi verso l’abolizione della pena di morte, ma aumentano le esecuzioni

Prosegue il trend positivo che vede in costante diminuzione il ricorso alla pena di morte da parte di numerosi Paesi del Mondo. Unica eccezione la Turchia, Stato in cui – in seguito al fallito golpe contro Erdogan, potrebbe essere reintrodotta per acclamazione popolare dopo essere stata abolita nel 2004.
A cura di Charlotte Matteini
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Secondo l'ultimo rapporto relativo alla pena di morte nel Mondo pubblicato ad agosto dall'associazione Nessuno Tocchi Caino, sembra proseguire il trend positivo relativo all'abolizione della pena capitale. Tra il 2015 e il 2016, per esempio, la Costa d’Avorio, Figi, Mongolia, Nauru e Suriname hanno deciso di abolire la pena di morte dal proprio ordinamento giudiziario.  Casi limite esclusi, come per esempio quello della Turchia, in cui si vocifera che in seguito al fallito colpo di Stato intentato lo scorso luglio contro l'esecutivo guidato da Erdogan, potrebbe essere reintrodotta nell'ordinamento nonostante sia stata abolita circa 12 anni fa dallo stesso Erdogan. Analizzando i dati pubblicati dall'associazione umanitaria, nel 2015 le esecuzioni sono aumentate di quasi cinquecento unità, passando dale 3.576 del 2014 alle 4.040 dell'anno successivo e inferiori di oltre 1000 unità rispetto alle 5.735 del 2008. I Paesi che nel corso del 2015 hanno fatto ricorso alla pena di morte sono stati 25, tre in più rispetto ai 22 del 2014 e uno in meno rispetto ai 26 del 2008. Nel complesso, però, nel corso degli ultimi 10 anni, il numero di Paesi nel Mondo che prevede la pena capitale è crollato, passando dai 54 del 2005 agli odierni 38.

Il continente asiatico, anche nel 2015/2016 si conferma la zona che detiene il primato negativo del maggior numero di condanne a morte eseguite: solo in Cina, per esempio, ci sono state almeno 2.400 esecuzioni nel 2015, su un totale di 3.946 in tutta l’area asiatica. In Africa la pena di morte continua a essere prevista nell'ordinamento di numerosi Paesi, come in Somalia, Egitto, Ciad, Sud Sudan e Sudan. In Europa, invece, la pena capitale è invece stata abolita in tutti gli Stati, ad eccezione della Bielorussia.

Stando ai dati rilevati da Nessuno tocchi Caino, il considerevole aumento del numero di esecuzioni capitali nel 2015 sarebbe dovuto all'incremento registrato principalmente in 3 Paesi –  Iran, Arabia Saudita e Pakistan. In particolare, in Iran il tasso di esecuzioni sarebbe nettamente aumentato a partire dall’elezione di Hassan Rouhani a Presidente della Repubblica Islamica nel giugno 2013: stando ai dati ufficiali almeno 2.214 prigionieri sono stati giustiziati tra il 1° luglio 2013 e il 31 dicembre 2015. In Arabia Saudita, invece, l’ondata di esecuzioni è iniziata verso la fine del regno di Re Abdullah, morto nel gennaio 2015, accelerando sotto il successore Re Salman, che ha adottato una politica rigorosa in particolare nei confronti dei trafficanti di droga. Nel 2015, infatti, oltre il 40% delle decapitazioni in Arabia Saudita sono state effettuate per reati di droga. Dopo la revoca della moratoria intervenuto a in seguito al massacro in una scuola a conduzione militare a Peshawar messo in atto dai talebani, anche in Pakistan nel periodo oggetti d'analisi è stato stabilito il record di esecuzioni capitali: il 3 marzo 2015 il governo ha formalmente revocato la moratoria sulla pena di morte per tutti i prigionieri condannati e nel corso del 2015, almeno 326 persone, tra cui 30 condannati per terrorismo, sono state giustiziate, mentre almeno altre 75 persone sono state giustiziate nei primi sei mesi del 2016.

In totale, nei primi sei mesi del 2016 sono state portate a termine 1685 esecuzioni in 17 Stati o territori. Di contro, però, rispetto al 2015 sono ben 5 i Paesi che grazie a una "moratoria" di fatto avevano sospeso le esecuzioni, sono invece tornate a eseguirle: Indonesia, con 14 condanne a morte, Ciad (10), Bangladesh (4), Oman (2) e India (1). Nel 2016, invece, sono stati 3 i Paesi che hanno ripreso le esecuzioni dopo non averle effettuate per tutto il 2015: il Botswana (1), la Bielorussia (1) e la Palestina (3). Secondo Nessuno Tocchi Caino, però, è possibile che Siria, Corea del Nord, Sudan, Vietnam e Yemen abbiano effettuato esecuzioni capitali nel corso del 2015 e dei primi mesi del 2016, ma il dato non è possibile confermarlo perché privo di fonti certe.

Allo stato attuale e tenendo conto solo dei primi 6 mesi del 2016, i Paesi e territori che hanno deciso di abolire la pena capitale per legge, o in pratica, sono oggi 160. Di questi, i Paesi totalmente abolizionisti risultano essere 104, gli abolizionisti per crimini ordinari 6; quelli che hanno attuato una moratoria delle esecuzioni 6, i Paesi abolizionisti di fatto, ovvero che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati
ad abolirla dal proprio ordinamento, come per esempio lo Zimbabwe.

Nello specifico, nell'ultimo anno e mezzo 5 Paesi – ovvero Burkina Faso, Corea del Sud, Guinea, Kenya e Uganda – hanno proposto leggi per l’abolizione della pena di morte, mentre in Cina e Vietnam è stato ridotto il numero di reati punibili con l'applicazione della pena capitale. Altri 12 Paesi, invece, hanno confermato la loro politica di moratoria di fatto sulla pena di morte o sulle esecuzioni in atto da molti anni: Bahrein, Comore, Eritrea, Etiopia, Libano, Marocco, Papua Nuova Guinea, Qatar, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Tunisia e Zambia.

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