Secondo impeachment per Donald Trump: cosa succede ora
Donald Trump è finito sotto impeachment per la seconda volta nel corso del suo mandato presidenziale. È la prima volta che si verifica un episodio del genere nella storia degli Stati Uniti. Dopo il suo coinvolgimento nel cosiddetto Ucraina-gate nel 2019, l'ex tycoon è stato accusato di "incitamento all'insurrezione" dopo gli scontri del 6 gennaio scorso a Capitol Hill a Washington, quando migliaia di suoi sostenitori hanno fatto irruzione al Campidoglio per protestare contro la ratifica della vittoria di Joe Biden alle elezioni 2020. "Donald Trump è un pericolo evidente e attuale per il nostro Paese. Noi ancora una volta onoriamo il giuramento di proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti", ha detto Nancy Pelosi, presidente democratica del ramo parlamentare. Ieri, infatti, la Camera dei Rappresentati ha votato la mozione per l’istituzione di un processo per impeachment con 232 sì, tra cui anche più di dieci repubblicani, e 197 no. Ma cosa succede adesso?
Il ruolo del Senato e le tempistiche del processo
La palla passerà ora al Senato, dove Trump può contare su qualche repubblicano in più schierato in sua difesa, e che dovrà tenere il processo all'ex tycoon per poi votare sulla sua eventuale rimozione, che avverrà se saranno d’accordo almeno i due terzi dei senatori. Ma questo avverrà solo dopo l'insediamento di Biden alla Casa Bianca, in programma il 20 gennaio. In vista della cerimonia, le autorità hanno predisposto un piano per l'ordine pubblico che coinvolgerà 20.000 militari della Guardia Nazionale per la paura di una nuova rivolta. Per questo i democratici avevano inizialmente chiesto che venisse invocato il 25esimo Emendamento, vale a dire l’immediata rimozione di Trump, giudicandolo inadeguato all’incarico e pericoloso. Ma dal momento che la proposta è stata rinviata al mittente dal vicepresidente Mike Pence, è partito ufficialmente il procedimento di impeachment. A favore del procedimento hanno votato anche alcuni esponenti del partito del presidente, anzi già prima del voto erano usciti allo scoperto cinque deputati del Grand Old party. Tra loro Liz Cheney, numero tre del Gop alla House e figlia del controverso ex vicepresidente di George W. Bush. Al Senato, come si è detto, la situazione è diversa. Al momento i Repubblicani controllano 50 seggi contro i 48 dei Democratici, perché i due senatori Democratici eletti da poco in Georgia devono ancora insediarsi. Servono 66 voti per rimuovere Trump, ma anche qui non sono escluse sorprese, soprattutto se il processo dovesse cominciare prima del loro insediamento. Ma non ci sono tempistiche certe ed è difficile che si cominci prima del 19 gennaio, come ha sottolineato il senatore repubblicano Mitch McConnell.
Cosa succede se Trump viene rimosso dall'incarico
Se il Senato si esprimerà entro mezzogiorno del 20 gennaio, in caso di condanna Trump sarà rimosso dall’incarico. Ma, se la discussione dovesse ritardare, si aprirebbe uno scenario mai visto prima nella storia degli Stati Uniti. Il Senato, infatti, si troverebbe a giudicare un ex presidente. La rimozione dall'incarico a seguito della procedura di impeachment potrebbe preludere a ulteriori pene accessorie, quale ad esempio l'impossibilità di ricandidarsi alla presidenza nel 2024 con l'interdizione dai pubblici uffici o il taglio del vitalizio cui ogni ex presidente degli Usa ha diritto. Va precisato, tuttavia, che queste pene non scattano automaticamente: ad esempio, per impedire a Trump la ricandidatura nel 2024, sarebbe necessario un ulteriore voto ad hoc del Senato. Peraltro, se Trump si dimettesse dall'incarico prima della condanna potrebbe evitare tutte le pene accessorie connesse alla rimozione dall'incarico.
La condanna di Trump degli scontri al Congresso Usa
Intanto, è arrivata la condanna da parte di Donald Trump dell'assalto al Congresso, scaricando i rivoltosi e lanciando un appello agli americani a "superare gli impeti del momento". Lo ha fatto in un video diffuso su Twitter attraverso l'account ufficiale della Casa Bianca, nel quale però ma non ha fatto alcun cenno all'impeachment. Parole tardive che, secondo molti, sarebbero dettate da tattiche legali per evitare la condanna al Senato. "Io condanno in modo inequivocabile – ha detto con tono solenne il presidente uscente – la violenza a cui abbiamo assistito la settimana scorsa. La violenza e il vandalismo non hanno assolutamente spazio nel nostro Paese e nel nostro movimento. Coloro i quali sono stati coinvolti negli attacchi saranno portati davanti alla giustizia. Che tu sia di destra o di sinistra, che tu sia democratico o repubblicano, non ci può mai essere giustificazione alla violenza, nessuna scusa, nessuna eccezione". Infine, ha lanciato un messaggio sulle potenziali minacce di proteste armate a Washington in vista del giuramento di Joe Biden, riconoscendo che "tutti hanno diritto di far sentire la propria voce in base al primo emendamento della Costituzione" ma ammonendo contro "la violenza, la violazione della legge e i vandalismi".