Secondo il Pentagono Putin potrebbe usare la minaccia nucleare se la guerra dovesse durare a lungo
Il ricorso alle armi nucleari da parte di Vladimir Putin potrebbe non essere del tutto escluso se la guerra in Ucraina dovesse durare ancora a lungo. È quanto ipotizza il Pentagono, secondo cui visto che il conflitto e le sue conseguenze diminuiscono lentamente la forza convenzionale della Russia, Mosca "probabilmente farà progressivamente affidamento sul suo deterrente nucleare". A dirlo il tenente generale Scott Berrier nel corso di un’audizione parlamentare. Secondo l’intelligence del Dipartimento della difesa statunitense "una protratta occupazione di parti del territorio ucraino minaccia di indebolire l'esercito russo e di ridurre il suo arsenale di armi modernizzato". Un ruolo lo giocherebbero anche le sanzioni economiche occidentali, che "potrebbero causare una prolungata depressione economica e uno stato di isolamento diplomatico", ha spiegato Berrier. La combinazione della resistenza ucraina e delle sanzioni economiche minaccerà "la capacità della Russia di produrre munizioni a guida di precisione", ha proseguito. "Poiché questa guerra e le sue conseguenze indeboliscono lentamente la forza convenzionale russa", ha aggiunto Berrier, "la Russia probabilmente farà sempre più affidamento sul suo deterrente nucleare per minacciare l'Occidente e trasmettere forza all'opinione pubblica interna ed esterna".
Secondo Berrier la Russia percepirebbe gli Stati Uniti come una "nazione in declino" e di conseguenza potrebbe decidere in futuro di sferrare attacchi anche in Paesi occidentali. L'intento di Putin sarebbe quello di "ripristinare una sfera di influenza sull'Ucraina e sugli altri stati dell'ex Unione Sovietica". Per questo, ha aggiunto l'ufficiale, "nonostante una resistenza maggiore del previsto da parte dell'Ucraina e perdite relativamente elevate nelle fasi iniziali del conflitto, Mosca sembra determinata ad andare avanti utilizzando capacità più letali fino a quando il governo ucraino non sarà disposto a venire a patti favorevoli a Mosca".